Prof. Giuseppe Nibbi La sapienza poetica e filosofica dell’età umanistica 1-3 giugno 2016
NEL FINALE INCONTRO CONVIVIALE SI BRINDA DAVANTI AL PORTONE
DELLA CAPPELLA SISTINA ...
Nel corso del viaggio che si sta per concludere abbiamo attraversato il territorio della “sapienza poetica, filosofica e filologica dell’Età umanistica” dal XIII fino quasi alla fine del XV secolo [dal 1200 fin quasi alla fine del 1400] nel periodo che - usando la metafora delle stagioni - corrisponde all’autunno del Medioevo: la stagione in cui matura [quella che poi verrà chiamata] l’epoca dell’Umanesimo, un’epoca che ha posto al centro della Storia del Pensiero [da Oriente ad Occidente] il concetto di “humanitas”, un concetto che nell’Occidente cristianizzato gli Umanisti [le pensatrici e i pensatori di quest’epoca] elaborano studiando e riflettendo sulle Opere dei Classici [greci e latini] e sui testi della Letteratura dei Vangeli, due apparati che vengono letti ad integrazione l’uno dell’altro per sottolinearne la corrispondenza perché le virtù trascendentali [di fonte intellettuale] descritte nelle Opere dei Classici sono le stesse virtù trascendenti [di fonte divina] presenti nella Letteratura evangelica. Quali sono gli elementi costitutivi dell’idea di “humanitas”?
Il concetto di “humanitas” contiene cinque principi fondamentali che corrispondono a cinque parole-chiave [che conoscete a memoria]: l’uguaglianza, la giustizia, la pace, la solidarietà e la misericordia. Il movimento dell’Umanesimo sancisce che ogni persona è depositaria, in primo luogo, di due caratteristiche fondamentali: la soggettività, perché ogni singola persona è un universo intero, e la volontà, perché ogni persona può, mediante una scelta che deriva dall’Intelletto o dalla Fede, scegliere di agire in modo che si realizzino sulla Terra i principi dell’uguaglianza, della giustizia, della pace, della solidarietà e della misericordia-
Noi ci domandiamo [ci siamo domandate e domandati nel corso di questo viaggio] come mai, dopo otto secoli, il concetto di “humanitas” non ha ancora trovato il modo - nonostante le molte dichiarazioni ufficiali - di globalizzarsi concretamente? Quali e quanti sono i motivi che rendono ancora così alto nel mondo “il tasso di disumanità” per cui sussistono le disuguaglianze, le ingiustizie, i conflitti, l’indifferenza, la spietatezza?
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
C’è un motivo che riconoscete e volete segnalare perché, secondo voi, rallenta la diffusione dell’Umanesimo?...
Scrivete quattro righe in proposito...
La Scuola, una Scuola come la nostra che cerca di promuovere una campagna di Alfabetizzazione ha, oltre a mille interrogativi da proporre, una risposta da dare in proposito? Una risposta viene dall’esperienza di apprendimento che abbiamo fatto in questi otto mesi di viaggio.
Tutte le correnti di pensiero che abbiamo incontrato [in questi ultimi tre anni viaggiando da Oriente ad Occidente sull’ecumenico territorio della Scolastica] ci hanno insegnato che “il processo di umanizzazione” avviene, prima di tutto, attraverso “lo studio”, e “studiare” [secondo i canoni della Scolastica] significa imparare ad investire in intelligenza durante tutto l’arco della vita “per curare l’apprendimento delle virtù” perché non si studia solo per sapere tante cose [nec comperire multa] ma per comprendere che cos’è il Bene [sed intelligere multum, scrive Seneca in Lettere a Lucilio]. E noi sappiamo che “lo studio” [in tutte le sue forme] è un’attività a volte vietata, a volte negata, dalla quale spesso la persona viene distolta per essere indirizzata verso forme di addestramento, quindi, “lo studio” è un’attività poco diffusa nella popolazione mondiale [e l’Italia in questo non si distingue, “la povertà educativa” è largamente diffusa soprattutto in età adulta]: “poco studio” si traduce in poca cura e “poca cura” corrisponde a “poca adesione ai valori dell’Umanesimo” [ce lo ha ricordato Francesco Petrarca in queste ultime settimane]. Viene da pensare, paradossalmente, che “l’autunno del Medioevo” [metaforicamente parlando] non sia ancora incominciato ma noi questa stagione - strada facendo - l’abbiamo vissuta non solo nella nostra mente ma anche sulla nostra pelle: siamo entrate ed entrati nello spazio dell’Umanesimo con l’anima e con il corpo.
“L’autunno del Medioevo” è una stagione culturale davvero singolare perché porta con sé un carattere paradossale, aporetico, e voi sapete [lo abbiamo imparato dal movimento della Scolastica] che un paradosso è “una contraddizione intellettuale” [un’aporia] che serve per dare coerenza ad un concetto e, quindi, contribuisce ad illuminare il campo della conoscenza [«Si pensa troppo poco per paradossi e troppo per luoghi comuni» ci ha ricordato Nicola Cusano la scorsa settimana].
Per esempio, quattro settimane fa abbiamo utilizzato un’aporia dicendo: «Le lupe e i lupi, per addormentarsi, contano le pecorelle? Se lo fanno dormono poco», ebbene, abbiamo utilizzato questa aporia per mettere in evidenza una coerente contraddizione che sta nella mente di Francesco Petrarca il quale va ad abitare in Valchiusa [solitario, in mezzo alla Natura] per dimenticare Laura dove, però, tutto parla di lei e, quindi, si trasferisce lì [come un lupo che per addormentarsi conta le pecorelle] per amplificare il ricordo di questa persona in modo da tradurlo, più efficacemente, con tutte “le sfumature” possibili, in poesia, e il Canzoniere di Petrarca è, soprattutto, frutto di un paradosso [di un’aporia].
Perché “l’autunno del Medioevo” è una stagione culturale che porta con sé un carattere paradossale [aporetico]? “L’autunno del Medioevo” è una stagione di carattere paradossale [aporetico] perché, intellettualmente parlando, prelude ad un inverno [dato che dopo l’autunno arriva l’inverno] durante il quale assistiamo ad una grande fioritura [e si sa che l’inverno è una stagione da incubazione e non da fioritura].
Apro una parentesi dal contenuto “paradossale”. Perché quest’anno non abbiamo avuto un inverno vero e proprio [e fioriva tutto fuori stagione]? Perché c’eravate voi ad animare un Percorso di studio sull’autunno del Medioevo [non mi dite che non ci credete! I paradossi valgono anche per noi!]. E voi avete concentrato l’energia del vostro pensiero verso l’Intelletto universale determinando una ricaduta sull’andamento naturale che ha provocato questo fenomeno [l’inverno di quest’anno è stato mite come se fosse l’autunno del Medioevo]: quando l’Alfabetizzazione passa dalla potenza all’atto [e diventa “Alfabetofania”, direbbe Platone] produce dei “cambiamenti” [una metàbolé, direbbe Aristotele], non ci credete? Non sarà reale, ma paradossale lo è, e i paradossi [le aporie] allargano comunque il campo della conoscenza. Ora il fatto che sparisca l’inverno non è un cambiamento positivo ma, forse, promuovendo un po’ più di Alfabetizzazione si potrebbe sperare, per esempio, di far fiorire l’idea ciceroniana [tanto cara a Petrarca] che “l’utile si concilia con l’onesto” e l’applicazione pratica di questa idea potrebbe favorire un cambiamento sul piano dell’educazione civica e una [necessaria, visto che tutti ne parlano] “fioritura” sul piano etico. Sto divagando?
“L’autunno del Medioevo”, intellettualmente parlando, è una stagione di carattere paradossale [aporetico] perché prelude ad un inverno [sempre giocando sulle allegorie] durante il quale assistiamo ad una grande fioritura culturale [il fatto è che anche le fioriture culturali risultano innaturali quando avvengono in periodi storici in cui - come in inverno - il clima è rigido e la luce è scarsa]. Che significato ha questa affermazione?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire per un nuovo viaggio. [E allora: è finita qui la Lezione di questa sera? Potrebbe anche finire qui, ma c’è un però...].
Noi il senso del termine “fioritura” lo abbiamo già colto nel corso dell’itinerario della scorsa settimana, e abitando nei pressi di una città, Firenze, dove questo “rigoglio” [come abbiamo studiato nell’itinerario scorso] è avvenuto per tempo [dal 26 gennaio 1375, il giorno del tradizionale miracolo della fioritura dell’olmo di San Zanobi quando il nuovo cancelliere della Repubblica fiorentina Coluccio Salutati scopre una lapide posta sulla colonna di San Zanobi - collocata di fronte al Battistero in piazza San Giovanni - sulla quale c’è scritto che “in questa città fiorisce l’hamanitas” [germoglia l’Umanesimo]; il fatto è che quando le fioriture avvengono in inverno si tratta sempre di un miracolo, di un segno, di un punto fermo [perché l’inverno è stagione letargica] che non si traduce in una linea continua. Difatti, durante l’autunno del Medioevo, prende sì forma, universalmente [da Oriente ad Occidente, come abbiamo studiato e come abbiamo già detto], quello che possiamo chiamare “lo statuto dell’Umanesimo” formato dalle cinque parole-chiave che conosciamo a memoria: l’uguaglianza, la giustizia, la pace, la solidarietà, la misericordia.
Queste “parole” sono dei semi che hanno germogliato nelle Scuole durante l’autunno del Medioevo [e questo processo di germinazione lo abbiamo studiato strada facendo raccogliendo parole-chiave e idee-significative] e questi germogli sono diventati piante che sono fiorite nell’inverno successivo, e molti segni di questa fioritura sono rimasti nelle Opere scritte [che troviamo in biblioteca] e, soprattutto, nei grandiosi e straordinari monumenti che corredano le strutture di migliaia di città in Europa [in Italia in particolare]; eppure non sono maturati i frutti sperati sul piano strettamente “umano”: c’erano poche serre [troppo poche Scuole, seppur rinomate?] per poter salvare la miracolosa rigogliosa fioritura dell’autunno del Medioevo?
Ci sono rimaste molte Opere letterarie straordinarie [le studieremo] e molti meravigliosi monumenti che potremmo quasi definire “divini” [li osserveremo] ma da che cosa è dipeso il fatto che questa “bellezza” non è riuscita a debellare i troppi deprecabili comportamenti “disumani” che, purtroppo, abbiamo ereditato?
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Qual è il monumento di epoca medioevale o rinascimentale che vi piace di più?...
Basta una riga per rispondere: scrivetela...
Questo è il principale paradosso [la singolare contraddizione: sono state scritte grandi opere, sono stati costruiti straordinari monumenti, ma ha regnato una tragica inquietudine esistenziale dovuta anche ad un susseguirsi di terribili avvenimenti conflittuali ricchi di disumanità], questo è il paradosso della cosiddetta “epoca rinascimentale” che si sviluppa all’alba dell’età moderna [un’età che, dall’inizio del secolo scorso, ha cessato di essere interpretata in termini trionfalistici ma realistici], e questo - In viaggio sul territorio del Rinascimento all’alba dell’età moderna - è anche il titolo del prossimo Percorso che faremo [se saremo in grado di farlo dopo l’abolizione dei Centri Territoriali Permanenti per l’istruzione in età adulta che comporta la cancellazione delle norme - contenute nell’Ordinanza Ministeriale 455/97 - che permettevano lo svolgimento dell’attività di Alfabetizzazione nell’ambito della Scuola pubblica, ed è per dare continuità a questa esperienza didattica che si è costituita l’Associazione “Articolo 34” alla quale potete iscrivervi].
Dove ci troviamo in questo momento: in quale luogo si è concluso il nostro lungo viaggio di quest’anno scolastico, e qual è il punto dal quale potremmo ripartire in autunno? Dopo aver girato in lungo e in largo per l’Ecumene [da Oriente ad Occidente] siamo tornati dalla Provenza [insieme ai papi] a Roma, e ora siamo davanti al portone chiuso di una Cappella e questa Cappella è, senza dubbio, l’edificio più affascinante che si trova all’interno delle antiche mura vaticane [è ritenuta la Cappella più famosa del mondo]: questa costruzione ha in sé un significato simbolico che è ignoto [così dicono le ricerche effettuate intervistando il pubblico] a quasi tutte le persone che la visitano e, quindi anche in questo caso, dobbiamo iniziare una breve riflessione partendo da un paradosso [da una contraddizione].Di che cosa si tratta?
Nel libro ebraico del Talmud [che, come sapete, contiene i commenti dei Libri della Bibbia composti in più di cinque secoli dai più grandi sapienti ebrei] è esplicitamente espresso il divieto di “costruire il Tempio di Gerusalemme in altro luogo che non sia il Monte del Tempio stesso”. Questo divieto mira a prevenire gli scismi religiosi con relativi spargimenti di sangue come quelli che hanno infiammato in seguito il cristianesimo [tra cattolici romani, ortodossi orientali e protestanti, in secoli di lotte intestine] e l’islam [tra i sunniti e gli sciiti, uno scontro che purtroppo continua ancora oggi].
Sei secoli fa, però, un giovane architetto fiorentino, Bartolomeo Pontelli detto Baccio, per il quale, in quanto cattolico, il divieto del Talmud non era vincolante, ha fatto esattamente questo: ha progettato, su mandato del papa, nel cuore della Roma rinascimentale anziché a Gerusalemme, un’incredibile replica a grandezza naturale del Santo dei Santi [il santuario interno del Tempio di re Salomone]. Per essere sicuro che le misure e le proporzioni di questa costruzione corrispondessero esattamente [o quasi] al prototipo, Baccio Pontelli ha studiato - per ordine del papa - il testo del capitolo 6 del Primo Libro dei Re che detta le misure, cubito per cubito, del Tempio di Salomone.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
La costruzione del Tempio di Salomone viene descritta anche nel testo del capitolo 3 [sono appena 17 versetti] del “Secondo Libro delle Cronache” dove lo scrivano annota tutte le decorazioni che abbellivano il Tempio: leggete questo capitolo, è molto interessante...
Ora, insieme, leggiamo il testo dei quattordici versetti del capitolo 6 del Primo Libro dei Re.
LEGERE MULTUM….
Primo Libro dei Re 6 1-14
Salomone diede inizio alla costruzione del tempio nel quarto anno di regno, nel secondo mese, il mese di Ziv. Erano passati quattrocentottant’anni da quando gli Israeliti erano usciti dall’Egitto. Il tempio che il re Salomone fece costruire era lungo trenta metri, largo dieci e alto quindici. Davanti alla grande sala del tempio c’era un atrio largo dieci metri (aveva la stessa larghezza del tempio) e profondo cinque metri. Sulle pareti del tempio si fecero finestre con delle grate. … Per costruire il tempio si usarono pietre di cava già squadrate. Così, per tutta la durata dei lavori, non si sentì mai il rumore di martelli, di picconi o di altri attrezzi metallici. …Così Salomone costruì il tempio. Per terminarlo fece fare un soffitto con travi e assi di cedro. …
Un giorno il Signore parlò così a Salomone: «Tu stai costruendo per me questo tempio. Se vivrai secondo le mie leggi e i miei comandamenti e li metterai in pratica allora realizzerò la promessa che ho fatto a tuo padre Davide. Io abiterò in mezzo agli Israeliti e non abbandonerò mai il mio popolo e questo luogo». Così Salomone portò a termine la costruzione del tempio. …
“Il tempio che il re Salomone fece costruire era lungo trenta metri, largo dieci e alto quindici” e queste sono le misure della Cappella Sistina. Il papa, dando questa commissione all’architetto Pontelli, vuole che la Chiesa di Roma si riappropri, in questo momento storico, del Dio dell’Antico Testamento [del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e di Salomone]? Perché vuole questo?
Non si può certo rispondere con una battuta a questa domanda [per trovare delle risposte bisogna, dopo la vacanza, rimettersi in viaggio]. Ora possiamo solo dire che prima della costruzione della Cappella Sistina [della replica del Tempio di Gerusalemme, e abbiamo appena finito di leggere un certo numero di pagine del romanzo intitolato Il gabbiamo di Sándor Márai dove domina il tema della somiglianza, appunto], prima, al posto della Sistina, sorgeva un altro edificio: si chiamava Cappella Palatina, ovvero cappella del Palazzo. Dal momento che ogni sovrano europeo disponeva di una cappella reale in cui assistere ai riti religiosi insieme alla corte, in Vaticano si era ritenuto necessario che anche il palazzo papale ne avesse una. Lo scopo principale era quello di mostrare la potenza della Chiesa, che doveva apparire superiore a qualunque altro regno secolare e, non per niente, l’aggettivo “palatino” è già ben radicato a Roma perché sul colle Palatino gli imperatori avevano posto la loro residenza [a cominciare da Augusto, abilissimo a costruire simboli di potere e a sponsorizzare la leggenda della mitica fondazione della Città] perché, secondo la tradizione, era proprio sul colle Palatino che Romolo aveva fondato l’Urbe, la Città eterna, il 21 aprile del 753 a.C..
La Chiesa di Roma, nella seconda metà del 1400, vuole dimostrare di essere la nuova potenza unificatrice dell’Europa, e per questo la Cappella Palatina papale [il papa è un monarca] doveva far sì che si manifestasse questa potenza: lì venivano accolti i monarchi europei che facevano visita al pontefice. Oltre alla Cappella Palatina c’era poi la Cappella Niccolina, la cappella privata ordinata nel 1447 da Niccolò V e decorata dal Beato Angelico [tra il 1447 e il 1448 con l’aiuto di Benozzo Gozzoli], ma era di dimensioni modeste e veniva usata solo dalla ristretta corte papale.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Navigando in rete potete osservare gli affreschi della Cappella Niccolina del Beato Angelico che oggi è diventato un ambiente che si trova nella parte più antica del palazzo Apostolico vicino alle Stanze di Raffaello...
La storia della Cappella Sistina inizia quando un pontefice decreta che era giunto il momento di erigere un nuovo edificio, più ampio e più sontuoso, che potesse superare in grandiosità ogni altra cappella reale allora esistente: questo pontefice è Sisto IV.
Sisto IV, eletto papa nel 1471, è un francescano e appartiene alla nobile ma poco facoltosa famiglia savonese dei Della Rovere: si chiama, infatti, Francesco Della Rovere e, in autunno, faremo la sua conoscenza, ora diciamo solo che Sisto IV, appena viene eletto, per prima cosa, si occupa di sistemare tutti i suoi nipoti [conosceremo anche loro, uno in particolare, Giuliano Della Rovere], ma poi dà l’avvio ad una grande opera di ristrutturazione della città di Roma. Sappiamo che Roma [che era stata per più di settant’anni senza papa] era ridotta ad un cumulo di macerie e di sporcizia e in quest’opera di ristrutturazione e di primo ordinamento archeologico rientra anche la Cappella Palatina perché il terreno friabile su cui era stata costruita stava franando e, quindi, dopo un’opera di consolidamento, viene edificato il nuovo edificio della Sistina. I lavori di costruzione - su progetto di Baccio Pontelli, che disegna una struttura con le stesse misure - o quasi - del Tempio di Salomone, - iniziano sotto la direzione dell’architetto Giovannino de’Dolci ai primi di marzo del 1475 e qui troviamo una significativa coincidenza [l’ultimo paradosso della serata]. Di quale coincidenza si tratta? Succede che il 6 marzo 1475 [nel momento in cui iniziano i lavori di costruzione della Cappella Sistina] nella cittadina di Caprese, in Valtiberina, a metà strada tra l’Eremo della Verna e la città di Arezzo, una certa Francesca de’Neri, che era la moglie di un certo Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni - che era podestà al Castello di Chiusi e di Caprese - dà alla luce il suo secondo figlio, al quale viene dato il nome di Michelangelo, in onore di quel guerriero dell’arcangelo Michele.
Ebbene, nello stesso momento in cui iniziano i lavori di costruzione dell’edificio della Cappella Sistina nasce questo bambino e i destini di questo nuovo edifico e di questo neonato si sarebbero strettamente intrecciati negli anni a venire: la Storia del Pensiero Umano è punteggiata da paradossali coincidenze che implementano positivamente gli investimenti in intelligenza.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Fate una visita al paese di Caprese e al Museo Michelangiolesco [costituito da tre edifici principali: il Palazzo del Podestà, il Palazzo Clusini e la Corte Alta], potete utilizzare la guida della Toscana, potete servirvi della rete o potete andarci direttamente: buona escursione…
Concludiamo con un riferimento che può sembrare insolito, ma è dovuto: perché, vi starete chiedendo, c’è Guido Gozzano alla fine di quest’ultimo itinerario?
Perché qualche anno fa, mentre mi trovavo in visita al Meleto di Agliè, il paese del Canavese in provincia di Torino dove Guido Gozzano è nato nel 1883, mi ero riproposto di disegnare, per il 2016, un Percorso sul territorio tra l’Ottocento e il Novecento seguendo il filo della poetica di Guido Gozzano che, tra l’altro, è stato capace di interpretare il petrarchismo - e noi siamo freschi di studi su Francesco Petrarca - in modo ironico, mordace, sottile, leggero tanto da diventare un riferimento soprattutto per la mia [per la nostra] generazione [e ora non c’è il tempo per dire quali sono i motivi per cui, chi era giovane negli anni ’60 si è identificato con la poetica di Guido Gozzano]. Poi le cose sono andate diversamente nella gestione dei Percorsi [nell’anno 2005, dopo vent’anni di esperienza, ho deciso di ricominciare dalle Origini perché le persone nuove erano in maggioranza] e, quindi, un Percorso sul territorio tra l’Ottocento e il Novecento va collocato nei progetti futuri. Ma perché doveva essere nel 2016? Perché Guido Gozzano è morto di tisi, a trentatré anni [“secondo lo stile dei poeti romantici”, direbbe lui ironicamente], il mattino del 9 agosto 1916, non so se ci saranno delle commemorazioni per il centenario della morte di questo poeta: intanto vorrei che la nostra Scuola se ne ricordasse, vorrei che mettessimo questo ricordo tra i compiti delle vacanze. Di Guido Gozzano parleremo, e leggeremo i suoi poemetti più celebri [quello su La signorina Felicita e quello sull’amica Carlotta], a suo tempo, confidando nel futuro. Questa sera [e non è stato facile scegliere tra tanto materiale], per concludere, citiamo tre brevi componimenti che potrete rileggere il 9 agosto per ricordare Guido Gozzano.
LEGERE MULTUM….
Un rimorso [da La via del rifugio]
O il tetro Palazzo Madama …
la sera … la folla che imbruna …
Rivedo la povera cosa,
la povera cosa che m’ama:
la tanto simile ad una
piccola attrice famosa.
Ricordo. Sul labbro contratto
la voce a pena s’udì:
«O Guido! Che cosa t’ho fatto
di male per farmi così?»
Sperando che fosse deserto
varcammo l’androne, ma sotto
le arcate sostavano coppie
d’amanti … Fuggimmo all’aperto:
le cadde il bel manicotto
adorno di mammolle doppie.
O noto profumo disfatto
di mammole e di petit-gris …
«Ma Guido, che cosa t’ho fatto
di male per farmi così?» …
Varcammo di tra le rotaie
la Piazza Castello, nel viso
sferzati dal gelo più vivo.
Passavano giovani gaie …
Avevo un cattivo sorriso:
eppure non sono cattivo,
non sono cattivo, se qui
mi piange nel cuore disfatto
la voce: «Che male t’ho fatto
o Guido per farmi così?» …
Il giuramento [da La via del rifugio]
Ritorna col rèdo [come fosse un agnellino],
mi guarda sott’occhi;
un bacio le chiedo:
mi fissa nelli occhi
con occhi sicuri e vuole …che giuri.
- O molle trifoglio,
o mani di gelo!
Che bene ti voglio!
Ti giuro sul cielo! -
Solleva una mano,
mi dice: «il cielo …è lontano!»
- Che sete di baci!
Morire mi pare.
Ah! Come mi piaci!
Ti giuro sul mare! -
Riflette un secondo,
mi dice: «il mare …è profondo!»
Biancheggia sospesa
in fondo al tratturo
la Chiesa. - Ti giuro
fin sopra la Chiesa! –
Sorride bambina,
mi dice: «la Chiesa …è calcina!»
- Il fieno ci copra.
Ah! T’amo di fiamma!
Ti giuro fin sopra
la testa di mamma. -
Mi guarda supino,
mi dice: «sei un assassino!»
M’irride, ma poi
si piega «…m’inganni?»
- Ti giuro, se vuoi,
pei belli vent’anni! –
Solleva lo sguardo,
mi dice due volte: «bugiardo!» …
Salvezza [da Alle soglie]
Vivere cinque ore?
Vivere cinque età? …
Benedetto il sopore
che m’addormenterà …
Ho goduto il risveglio
dell’anima leggiera:
meglio dormire, meglio
prima della mia sera.
Poi che non ha ritorno
il riso mattutino.
La bellezza del giorno
è tutta nel mattino. …
Più di quattro milioni di persone visitano ogni anno la Cappella Sistina per ammirare i celebri affreschi che questo edificio contiene [che rappresentano il culmine del Rinascimento]: quali messaggi ci sono in questi affreschi [questo è un tema poco conosciuto] e quali riflessioni ispirano questi “messaggi cifrati” architettati da un grande artista stimolato dai suggerimenti di un altrettanto grande papa?
Per rispondere a queste domande, ad ottobre, entreremo dentro la Cappella Sistina e, contemporaneamente, viaggeremo sul territorio europeo agli albori dell’età moderna sulla scia della Storia del Pensiero Umano in funzione della didattica della lettura e della scrittura, per far questo bisogna ancora una volta [bisognerebbe…perché, per ora, ho scritto solo il titolo del Percorso] mettersi in cammino. Il calendario [che avete ricevuto] prevede che si parta mercoledì 12 ottobre [alle ore 20.30] alla Scuola Francesco Redi di Bagno a Ripoli, e giovedì 13 ottobre [alle ore 20.30] alla Scuola Primo Levi di Tavarnuzze, e venerdì 14 ottobre [alle ore 17] presso lo Spazio-Soci della Coop. di Ponte a Greve a Firenze.
Anche questo viaggio [il 32°] è finito, e voi conservate la vostra volontà d’imparare perciò: buona vacanza di studio a tutte e a tutti voi, arrivederci al 33°…
L’Associazione “Articolo 34”
PROMUOVE L’ALFABETIZZAZIONE CULTURALE E FUNZIONALE
PER GARANTIRE IL DIRITTO ALL’APPRENDIMENTO PERMANENTE
PER L’ANNO SCOLASTICO 2016 2017
PERCORSO DI STORIA DEL PENSIERO UMANO
IN FUNZIONE DELLA DIDATTICA DELLA LETTURA E DELLA SCRITTURA
UN VIAGGIO DI STUDIO PER ACQUISIRE LA BUONA ABITUDINE
A LEGGERE QUATTRO PAGINE AL GIORNO
A SCRIVERE QUATTRO RIGHE AL GIORNO
A RIFLETTERE SULLE PAROLE-CHIAVE DELLA STORIA DEL PENSIERO UMANO
A ESERCITARSI NELL’ INVESTIRE IN INTELLIGENZA
Il Percorso - gratuito e graduale - si articola in ventotto itinerari settimanali
per complessive ottantaquattro ore di Lezione che introducono alla conoscenza
e alla comprensione dei temi più significativi presenti agli albori dell’Età moderna:
mettiti in viaggio per non perdere mai la volontà d’imparare ...
Sui siti… www.inantibagno.it e www.scuolantibagno.net
Percorsi di Storia del Pensiero Umano in funzione della didattica della lettura e della scrittura
Dove come quando …
Tutti i mercoledì: dal 12 ottobre 2016 al 24 maggio 2017 dalle ore 20.30 alle 23.30
presso la Scuola Media F. Redi, Antella - Bagno a Ripoli, Firenze [tel. 055 640645]
Tutti i giovedì: dal 13 ottobre 2016 al 25 maggio 2017 dalle ore 20.30 alle 23.30
presso la Scuola Media P. Levi, Tavarnuzze - Impruneta, Firenze
Tutti i venerdì: dal 14 ottobre 2016 al 26 maggio 2017 dalle ore 17 alle 19.30
Centro Soci Coop. di Ponte a Greve, Firenze
L’Associazione “Articolo 34”
PROMUOVE L’ALFABETIZZAZIONE CULTURALE E FUNZIONALE
PER GARANTIRE IL DIRITTO ALL’APPRENDIMENTO PERMANENTE
ANNO SCOLASTICO 2016 2017
Percorso di Storia del Pensiero Umano
in funzione della didattica della lettura e della scrittura
Nel territorio della sapienza poetica e filosofica agli albori dell’età moderna …
Calendario delle Lezioni prof. Giuseppe Nibbi
Lezione prima 12-13-14 ottobre 2016
Lezione seconda 19-20-21 ottobre 2016
Lezione terza 26-27-28 ottobre 2016
Lezione quarta 02-03-04 novembre 2016
Lezione quinta 09-10-11 novembre 2016
Lezione sesta 16-17-18 novembre 2016
Lezione settima 23-24-25 novembre 2016
Lezione ottava 30 novembre 01-02 dicembre 2016
Lezione nona 14-15-16 dicembre 2016 pre-natalizia
Lezione decima 11-12-13 gennaio 2017
Lezione undicesima 18-19-20 gennaio 2017
Lezione dodicesima 25-26-27 gennaio 2017
Lezione tredicesima 01-02-03 febbraio 2017
Lezione quattordicesima 08-09-10 febbraio 2017
Lezione quindicesima 15-16-17 febbraio 2017
Lezione sedicesima 22-23-24 febbraio 2017
Lezione diciassettesima 01-02-03 marzo 2017
Lezione diciottesima 08-09-10 marzo 2017
Lezione diciannovesima 15-16-17 marzo 2017
Lezione ventesima 22-23-24 marzo 2017
Lezione ventunesima 29-30-31 marzo 2017
Lezione ventiduesima 05-06-07 aprile 2017 pre-pasquale
Lezione ventitreesima 19-20-21 aprile 2017
Lezione ventiquattresima 26-27-28 aprile 2017
Lezione venticinquesima 03-04-05 maggio 2017
Lezione ventiseiesima 10-11-12 maggio 2017
Lezione ventisettesima 17-18-19 maggio 2017
Lezione ventottesima 24-25-26 maggio 2017