ASSOCIAZIONE ARTICOLO 34 - «LA SCUOLA È APERTA A TUTTI.»
PERCORSO DI STORIA DEL PENSIERO UMANO IN FUNZIONE
DELLA DIDATTICA DELLA LETTURA E DELLA SCRITTURA
Prof. Giuseppe Nibbi
La sapienza poetica e filosofica del ‘600 agli esordi della scienza 7-8-9 marzo 2018
SUL TERRITORIO DELLA SAPIENZA POETICA E FILOSOFICA AGLI ESORDI DELLA SCIENZA
IL CONCETTO DI ANIMAZIONE PERMETTE ALLA PERSONA
DI SCOPRIRE LA PROPRIA SETE DI INFINITO E DI ASSOLUTO ...
Con il diciassettesimo itinerario del nostro viaggio sul territorio della sapienza poetica e filosofica dell’Età moderna agli esordi della scienza siamo sempre in compagna di Giordano Bruno.
Sappiamo che il periodo inglese di Giordano Bruno è da considerarsi il più creativo della sua vita perché a Londra ha prodotto le sue Opere principali [le due trilogie - cosmologica e morale - dei dialoghi italiani] ma, nel novembre del 1585, decide di lasciare Londra, e fino al 23 maggio del 1592, quando verrà arrestato a Venezia, Giordano Bruno non farà che viaggiare e noi lo dobbiamo seguire anche nell’ultima parte del suo percorso intellettuale.
In quali città soggiorna, quali persone incontra, quali opere produce ancora e, per quale ragione, dopo anni di peregrinazioni in Europa, decide di tornare in Italia sapendo che il rischio di finire nelle mani dell’Inquisizione è concreto?
Giordano Bruno, nel novembre del 1585, decide di lasciare Londra perché l’ambasciatore francese Michel de Castelnau - che come sappiamo lo ospitava - viene richiamato a Parigi e, quindi, il Nolano [questo è ormai diventato il suo pseudonimo da filosofo] decide di partire insieme a lui. A Parigi Bruno va ad abitare vicino al Collège de Cambrai e, quasi quotidianamente, frequenta la biblioteca di Saint-Victor sulla collina di Sainte-Geneviève il cui bibliotecario, il monaco Cotin, ha l’abitudine di annotare quanto avviene giornalmente nella biblioteca, e il suo Diario [il Diario del bibliotecario Cotin con le sue centinaia di pagine] è una miniera di informazioni. Bruno entra in confidenza con il bibliotecario Cotin il quale ha appuntato e conservato per noi delle notizie utili: Cotin scrive che il filosofo Nolano stava per pubblicare un’opera intitolata Arbor philosophorum [L’albero dei filosofi] che però non è mai stata trovata, e scrive inoltre che Bruno gli ha confidato di aver lasciato l’Italia a suo tempo nel 1576 «per evitare le calunnie degli inquisitori, che sono ignoranti e che, non concependo la sua filosofia, lo hanno accusato di eresia».
Nel gennaio del 1586 viene registrata la presenza di Giordano Bruno alla Sorbona, l’Università parigina dove tutte le facoltà sono controllate da insegnanti aristotelici poco simpatici al Nolano «a causa, come lui scrive, del loro incomprensibile bigottismo», e dai verbali dei collegi dei docenti veniamo a sapere che Bruno ha litigato animatamente con tutti costoro [l’antipatia è reciproca], e il rettorato della Sorbona, nella primavera del 1586, lo esonera dall’insegnamento per «il suo spregevole antiaristotelismo». Di conseguenza, il Nolano decide di lasciare Parigi, e si dirige verso la Germania dove soggiorna brevemente a Magonza, a Wiesbaden [nel giugno del 1586] e a Marburg nella cui Università Giordano Bruno risulta registrato il 25 luglio 1586 come Theologiae doctor [Dottore di teologia] ma, dopo aver tenuto una serie di Lezioni, anche qui viene allontanato dall’insegnamento sempre a causa delle sue posizioni critiche nei confronti degli aristotelici, che sono le posizioni già motivate da tempo nell’opera di Bernardino Telesio che è ancora vivo e attivo a Cosenza.
Il 20 agosto 1586 Giordano Bruno viene registrato nell’Università di Wittenberg come Doctor italicus [Dottore italiano] e qui, dove Lutero ha esposto le sue 95 Tesi, insegna per due anni con profitto e in tranquillità pubblicando una serie di studi su La grande Arte [l’Ars magna] di Raimondo Lullo [un tema di cui ci siamo occupate e occupati a suo tempo].
Nell’aprile del 1588 Giordano Bruno giunge a Praga che, in questi anni, è la sede del Sacro Romano Impero perché qui soggiorna l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, e il Nolano vi rimane sei mesi. Rodolfo II d’Asburgo [1552-1612] è più interessato alla cultura e allo studio che alla gestione del potere, difatti, ad un certo punto - pur mantenendo formalmente il titolo di imperatore e il governo della Boemia e della Slesia - sarà suo fratello, l’arciduca Mattia d’Asburgo, a governare le altre nazioni [l’Ungheria, la Moravia, l’Austria] dell’impero. Rodolfo II, dal carattere introverso [spesso viene accusato dai suoi avversari di dare segni di squilibrio mentale], vive appartato nel Castello di Praga ma è un mecenate appassionato di alchimia, di astrologia, di scienza e di arte che conosce e giudica interessanti le Opere di Giordano Bruno e, quindi, lo invita a corte e gli chiede di aggiornarlo sulla disciplina mnemonica [su come utilizzare nel migliore dei modi la memoria che continua a essere il tema del momento]. A Bruno piacerebbe essere assunto con un contratto come “magister imperiale” e l’imperatore sarebbe disposto a farlo perché apprezza il pensiero di Bruno, ma a Praga siamo in piena Controriforma cattolica [anche se il cattolico Rodolfo II trasgredisce al dettato papale e concede ai Fratelli boemi della chiesa hussita, considerati eretici da Roma, una certa libertà di culto] e i suoi consiglieri, preoccupati di evitare disordini, costringono Rodolfo II ad allontanare dalla capitale dell’impero il filosofo Nolano ritenuto “scomodo” [un cattivo maestro], la cui presenza a corte poteva mettere a repentaglio la credibilità dell’imperatore. Rodolfo II spiega, a malincuore, la situazione a Bruno e lo ricompensa con una buonuscita di trecento talleri [una consistente somma di denaro] per cui Bruno, nell’autunno del 1588, lascia Praga [all’interno del Planetario di Praga è stata collocata una targa che ricorda la permanenza di Giordano Bruno in questa città].
Nell’autunno del 1588 Bruno lascia Praga e raggiunge Tubinga, una città nella quale ci siamo fermate e fermati molte volte in questi anni anche per la sua rinomata Università. A Bruno piace la città di Tubinga e ci consiglia di visitarla e rivisitarla. Tubinga [Tübingen] è una romantica città della Svevia attraversata dal fiume Neckar, che si è sviluppata intorno a un grande Castello [Schloss] fondato nel 1078, e poi ampliato e rinnovato dal 1507 al 1647 [Bruno lo vede già nella sua “graziosa imponenza”]. Tubinga diventa una città importante dopo la fondazione dell’Università nel 1477, e oggi diversi istituti universitari sono anche diventati sede di musei. Il ponte sul Neckar è il tradizionale punto panoramico sulla città vecchia e le case dalle facciate “a graticcio” si affacciano lungo il fiume specchiandosi nelle sue acque. Noi siamo stati a Tubinga qualche anno fa insieme a Hegel, a Schelling e a Hölderlin che vi hanno abitato per qualche tempo e li rincontreremo strada facendo. Lungo il fiume c’è anche la Torre di Hölderlin, una struttura residuo delle mura medioevali della città, dove il famoso poeta ha vissuto dal 1807 al 1843, recluso a causa delle sue turbe psichiche. In mezzo al fiume Neckar c’è un’isola di sabbia, lunga e costruita artificialmente, sulla quale si trova “la platanen alee” [la bellissima passeggiata sotto i platani]. Sulla piazza centrale c’è la cattedrale tardo-gotica di San Giorgio, un edificio ricco di opere d’arte in particolare il coro ligneo, capolavoro dello scultore Peter von Koblenz . Anche i dintorni di Tubinga sono interessanti: a sei chilometri dalla città c’è il villaggio di Bebenhausen che ospita, nel cuore della foresta, un’affascinante abbazia cistercense. La valle del fiume Neckar si snoda per circa settanta chilometri lungo i quali s’incontra una serie di belle cittadine che meritano di essere conosciute.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Con una guida della Germania e navigando in rete andate a far vista a Tubinga e ai suoi dintorni, seguite il consiglio di Giordano Bruno…
Giordano Bruno si trattiene a Tubinga per circa due mesi durante i quali frequenta l’Università: infatti, si ferma appositamente per incontrare e per discutere con un professore di astronomia. Bruno non è pienamente d’accordo con le tesi di questo importante astronomo, il più importante astronomo della seconda metà del ‘500, ma vuole dialogare con lui perché ritiene che il quadro dell’Universo, piuttosto stravagante, da lui delineato, contiene degli elementi utili che avvalorano, almeno in parte, la struttura del sistema copernicano che continua a essere rigettato dai due grandi apparati dottrinali della cristianità: la Chiesa cattolica e quella protestante. Tanto la Chiesa cattolica quanto quella protestante nutrono entrambe un atteggiamento di ostilità nei confronti del sistema copernicano. Questi due grandi apparati ideologici contrapposti sono però, tanto l’uno quanto l’altro, orientati a difendere la cosmologia di Tolomeo: non accettano l’idea che la Terra non sia al centro dell’Universo.
Il professore di astronomia che Giordano Bruno incontra a Tubinga e con il quale apre un’interessante discussione si chiama Tycho Brahe. Chi è costui e che tipo di sistema ha architettato?
Il danese Tycho Brahe [1546-1601] è il più importante astronomo della seconda metà del ‘500, e ha dimostrato - attraverso i suoi calcoli e le sue osservazioni, seguendo il metodo di Copernico - che la dottrina di Tolomeo è sbagliata, però, temendo di dover fare i conti con l’Inquisizione, si astiene dal fare propria la tesi di Copernico, e concepisce una teoria di compromesso, sperando anche di tenere tranquilli i tutori della tradizione aristotelica che presidiano le Università, i quali, se contraddetti, esercitano il loro potere di veto. Bruno si trattiene due mesi a Tubinga perché vuole capire come funziona il complesso sistema disegnato da Tycho Brahe secondo il quale la Terra occupa sempre la posizione centrale e il Sole e la Luna ruotano intorno alla Terra mentre gli altri cinque pianeti - Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno - girano intorno al Sole. Questa macchinosa combinazione tra i due sistemi [tolemaico e copernicano] fa sì che molti tradizionalisti accettino il superamento del sistema tolemaico. Bruno trova stravagante questo compromesso e discute con Tycho Brahe sostenendo la dottrina di Copernico e la posizione periferica della Terra nell’Universo, però, deve ammettere che le supposizioni dell’astronomo danese apportano un principio di innovazione [aprono una breccia]: c’è poco da fare, secondo i calcoli e le osservazioni i pianeti girano intorno al Sole e questa affermazione gioca a favore della rivoluzione copernicana.
Giordano Bruno e Tycho Brahe, pur trovandosi in disaccordo sulla struttura del sistema, concordano nel sostenere che la vera rivoluzione consiste nel rifiuto di affidarsi al senso comune delle cose. Se coloro che governano vogliono veramente rendere un servizio all’Umanità non devono imporre alle persone di credere all’apparenza ma devono promuovere campagne di istruzione per educare la gente al “comune senso delle cose”.
Tycho Brahe confida al Nolano di non sentirsi più a suo agio all’Università di Tubinga e gli dice che avrebbe voluto più mezzi a disposizione per continuare le sue ricerche e, quindi, Giordano Bruno, con una Lettera conservata a Praga, lo raccomanda a Rodolfo II d’Asburgo che invita e accoglie volentieri Tycho Brahe il quale fonda, finanziata e patrocinata dall’imperatore, la sua Scuola [lo Studio astronomico di Praga] e, nel 1600, entra a far parte di questa istituzione un matematico che si chiama Johannes Kepler [Giovanni Keplero, che era già stato allievo di Tycho Brahe a Tubinga] ma questa è un’altra storia della quale ci occuperemo prossimamente.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Su un Atlante astronomico che potete trovare in biblioteca e navigando in rete osservate la raffigurazione dei tre sistemi: quello di Tolomeo, quello di Copernico e quello di Tycho Brahe…
Abbiamo detto che Bruno si trattiene solo due mesi a Tubinga e poi parte dirigendosi verso nord per raggiungere la rinomata Università di Helmstedt. All’inizio di dicembre del 1588 Giordano Bruno parte da Tubinga per raggiungere la città di Helmstedt, nella cui Università, chiamata “Accademia Julia”, viene registrato il 13 gennaio 1589.
Helmstedt è una bella cittadina [oggi di circa 27 mila abitanti] che sorge tra le colline della Bassa Sassonia ed è ricca di case e di chiese medioevali tra le quali spicca, al centro, quella antichissima di San Ludgero che, nonostante le ricostruzioni postbelliche, mantiene molti elementi originali. Helmstedt è sempre stato un centro strategico per la circolazione perché fino al 1989 si trovava a ridosso della frontiera tra le due Germanie in prossimità dell’autostrada Hannover-Berlino. Il monumento più famoso di Helmstedt è il grande palazzo rinascimentale dello Juleum [l’Accademia Julia] fatto costruire nel 1576 dal duca Julius di Braunschweig per ospitarvi l’Università e oggi [dal 1810] è sede di un interessante museo [Heimatmuseum] di storia naturale, preistoria, arte e artigianato locale. La facciata dello Juleum - con la torre scalare, due grandi frontoni e un superbo portale - ha piacevolmente impressionato Giordano Bruno al suo arrivo in questa rinomata Università e oggi la sua presenza viene segnalata da una targa posta nella grandiosa aula a due navate dell’Auditorium Maximum dello Juleum sulla quale si legge: «Qui, nel 1589, insegnò Giordano Bruno».
Dobbiamo ricordare che quando, il 1º luglio 1589, muore il duca Julius di Braunschweig viene chiamato [l’autorevole magister] Giordano Bruno a tenere l’Oratio consolatoria per il fondatore della prestigiosa Accademia.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Con una guida della Germania e navigando in rete – dove trovate delle belle immagini soprattutto dello Juleum - andate a far vista a Helmstedt, buon viaggio…
Il fatto è che il 6 ottobre 1589 Giordano Bruno viene esautorato dall’insegnamento perché il sovrintendente della Chiesa luterana della città, complice il pro-rettore dell'Accademia, Daniel Hoffmann, firma un decreto di scomunica nei suoi confronti per motivi che ufficialmente non sono noti ma che possiamo capire da ciò che stiamo per dire, e così Bruno riesce a collezionare le scomuniche di tutte le maggiori confessioni cristiane europee: la cattolica, la calvinista e la luterana, che ancora gli mancava. Benché scomunicato il Nolano resta ancora a Helmstedt dove incontra Hieronymus Besler, che è stato suo allievo a Wittenberg, il quale accetta ben volentieri di fargli da copista perché Bruno [che sta cercando uno scrivano che lo aiuti] vuole accelerare la stesura di tre opere che sta componendo sul tema della magia [e questa notizia ci fa capire quale sia il motivo per cui è stato scomunicato]. Questi tre trattati, che sono rimasti per trecento anni sotto forma di manoscritto, s’intitolano Sulla magia, Tesi di magia e Sulla magia matematica e sono stati pubblicati postumi solo nel 1891.
Come sappiamo la parola “mago” si presta a equivoche interpretazioni [noi abbiamo dedicato una serie di itinerari al tema della disciplina magica, come ricorderete] e per Giordano Bruno, come chiarisce nei testi delle sue opere, “mago” significa “sapiente” così come erano sapienti i magi dello zoroastrismo [della cultura di Zaratustra] in quanto depositari della conoscenza. La magia [parola iranica che significa “arte”] di cui Bruno si occupa non è pertanto associata alla superstizione o alla stregoneria ma è una disciplina che vuole incrementare il sapere dedicandosi principalmente allo studio dei fenomeni della Natura.
Bruno, nella sua speculazione filosofica, utilizza ed elabora un elemento che proviene dalla cultura magica di stampo ermetico [un argomento che abbiamo studiato a suo tempo] e che riguarda la presenza nell’Universo di un’Entità unica [l’Uno] che lui chiama “Spirito divino o cosmico o Anima del mondo o Intelletto universale” che, afferma Bruno, si manifesta come “un senso interiore”, come un Principio capace di dare la vita, di fornire il movimento e di fare la storia di ogni essere vivente e di ogni cosa. La persona, afferma Bruno, deve imparare a percepire “il senso interiore” [la presenza in lei dello Spirito divino, dello Spirito cosmico] intuendo che la Natura umana si identifica perfettamente con la Natura nella sua interezza perché la Natura è soggetto di se stessa ed è generata da un Intelletto universale [dalla Mens insita omnibus] e ciò significa che l’Intelletto di ogni singola persona non è altro che un modo di essere dell’Intelletto universale e, di conseguenza, esiste una corrispondenza tra il Pensiero e la Natura, tra l’ordine delle cose e l’ordine delle idee. Quindi, afferma Bruno, in ogni istante della vita di ciascuna persona sono racchiuse tutte le sue possibilità future, ed è attraverso “il senso interiore” [coltivando, in ogni momento, l’eroico furore della conoscenza] che la persona realizza se stessa.
Chi pratica la disciplina magica, afferma Bruno nei tre Trattati sulla magia, deve [osservare, ricercare, valutare] studiare come lo Spirito divino [l’Anima del mondo, l’Intelletto universale], attraverso una serie di gradi intermedi, penetri in ogni essere vivente procurandogli “l’animazione” [un concetto molto significativo nella Filosofia di Giordano Bruno che corrisponde “alla realizzazione della pienezza di vita, alla coltivazione della qualità della vita, che va vissuta intensamente nella sua dimensione intellettuale”]; questo studio deve servire perché, a sua volta, ogni essere animato possa compiere l’itinerario inverso e possa intraprendere l’ascensione dal particolare [dalle cose del mondo] all’universale [a Dio], dal multiforme [dall’analisi] all’Uno [alla sintesi], e questo, afferma Bruno, è il compito specifico della magia: l’arte magica deve favorire “l’animazione della persona” che consiste nell’individuare e nel legare insieme, scrive Bruno, i fili dell’inesauribile trama “pluridimensionale” che costituisce la struttura dell’Universo infinito.
I sistemi di potere [religiosi e laici] sono impegnati, afferma Bruno, ad addormentare le coscienze della gente perché temono che ogni singola persona possa diventare consapevole del fatto che il suo Spirito individuale [il senso interiore della persona] è un modo di essere dello Spirito universale, dello stesso Principio animatore dell’Universo infinito. Se ogni singola persona [scrive Bruno, incitando alla rivolta esistenziale] prendesse coscienza di possedere uno Spirito dotato della stessa essenza dello Principio animatore dell’Universo si rifiuterebbe di vivere in modo amorfo e scoprirebbe di essere assetata di infinito, affamata di assoluto e desiderosa di poter usufruire dell’animazione per dare vivacità, entusiasmo, calore, ardore, eccitazione, fervore, brio alla propria esistenza.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Quale di questi termini - vivacità, entusiasmo, calore, ardore, eccitazione, fervore, brio - mettereste per primo accanto alla parola “animazione”?...
Scrivetelo...
Dopo aver ultimato la composizione delle tre opere sul tema della disciplina magica Giordano Bruno lascia Helmstedt e, in compagnia di Hieronymus Besler, raggiunge la città di Francoforte in Assia. Hieronymus Besler, però, non si trattiene insieme a Bruno in Germania ma, anche su consiglio del maestro, parte per l’Italia in modo da potersi iscrivere all’Università di Padova.
Nel giugno del 1590 Giordano Bruno giunge a Francoforte che era [ed è tuttora] una delle più prestigiose città della Germania situata sulle rive del fiume Meno e protetta a nord dai massicci boscosi del Vogelberg, del Taunus e dell’Odenwald. A Francoforte Giordano Bruno va ad abitare nel convento dei Carmelitani che è dotato di una ben fornita biblioteca nella quale lui può lavorare alla composizione di altre opere che si è proposto di scrivere: difatti, nel 1591, termina la stesura dei tre cosiddetti “poemi francofortesi” tre opere, scritte in latino, che si compendiano come se fossero un unico componimento e che rappresentano il culmine della ricerca filosofica del Nolano. Queste tre opere, dalle quali ora possiamo trarre solo alcuni spunti, uno dei quali però dovrà essere sviluppato, s’intitolano: De minimo, De monade e De immenso.
De minimo è un poema filosofico nel quale Bruno riflette su tre elementi nei quali viene espresso il concetto di “minimo”: l’atomo che è il minimo secondo la fisica, il punto che è il minimo secondo la geometria e la monade che è il minimo secondo la metafisica. Bruno sostiene - con tutta una serie di esempi provenienti dalla Filosofia antica degli Atomisti, di Pitagora, dei Presocratici - che «essere minimo significa essere indivisibile» e, quindi, Aristotele si è sbagliato quando ha affermato che «la materia è divisibile all’infinito» perché, se così fosse, non ci sarebbe mai la minima quantità di sostanza necessaria a far sì che la realtà abbia un fondamento primario perché, se la sostanza continua a dividersi all’infinito, non si capisce come la Materia, che è in perenne mutazione, scrive Bruno, possa aggregarsi.
De monade è un poema filosofico nel quale Bruno si rifà alla tradizione pitagorica per demolire il concetto del “motore immobile” di Aristotele che, afferma Bruno, non può essere un principio reale del movimento in quanto è solo un concetto astratto valido sul piano teorico della Logica e che, essendo stato concepito come elemento esterno al sistema, non potrà mai essere un oggetto effettivamente produttivo perché le cose sono in trasformazione e possono trasformarsi solo in base alla presenza di principi interni al sistema di carattere numerico e geometrico: l’Universo è fatto di Materia e la Materia, afferma Bruno, è costituita da “monadi” [in greco “monàs” significa “unità”] e «la monade [o l’atomo o il punto, scrive Bruno] è “il primum”, è il minimo ingrediente, indivisibile e necessario, che dà consistenza alle cose, ed è insieme corpo e anima, sostanza materiale e centro vivente e animato di forze energetiche».
De immenso è un poema filosofico [e nella prima parte di quest’opera ci sono una serie di dati autobiografici che abbiamo già utilizzato a suo tempo, a metà gennaio]; in questo poema Bruno riassume [per renderla più fruibile] la sua teoria cosmologica, sostenendo la validità della dottrina copernicana ma rifiutando ogni residuo aristotelico ancora presente nel pensiero di Copernico come l’esistenza delle Sfere cristalline che reggerebbero i pianeti e, in particolare, Bruno respinge l’idea dell’esistenza della Sfera delle stelle fisse che costituisce il confine di un Universo considerato “finito”. Bruno ribadisce la sua concezione dell’infinità e della molteplicità dei mondi e nega qualunque differenza tra la Materia terrestre e quella celeste e confuta l’esistenza dell’etere e dubita che il moto planetario si basi su orbite perfettamente circolari.
A questo proposito, sul tema della circolarità del moto planetario, nel testo del poema De immenso, Giordano Bruno allude, con un certo compiacimento, al fatto di aver ricevuto una Lettera da Tubinga [e Bruno non rivela chi sia il mittente, forse Tycho Brahe?] nella quale gli si comunica che un allievo, un giovane ricercatore di cui non fa il nome, che studia matematica e astronomia nel seminario di Tubinga sotto la guida del professor Michael Mästlin [grande astronomo divulgatore delle teorie di Copernico], sta cercando di dimostrare - con i suoi calcoli - che la forma delle orbite dei corpi celesti non è circolare ma è ellittica e se questa dimostrazione venisse confermata [e Bruno è fiducioso che questo avvenga presto] la forma data da Aristotele all’Universo, e poi da Tolomeo, diventerebbe un reperto del pensiero antico.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Il termine “circolare” viene attribuito anche alle linee di trasporto urbano ed extraurbano: di quali linee avete usufruito e usufruite abitualmente?...
Scrivete quattro righe in proposito...
Per le sue idee [cosmologiche ed etiche] e per i temi di cui si occupa [la magia, l’alchimia, la mnemotecnica] il filosofo Nolano [Giordano Bruno] diventa per amici e avversari celebre in tutta Europa: sono in molti a corrispondere con lui e a invitarlo, ed è palese il fatto che - se osserviamo quanta strada ha percorso a piedi o con bestie da soma in pochi anni [in un’epoca in cui non ci sono le stazioni ferroviarie, le autostrade, gli aeroporti], è inevitabile che, a un certo punto, abbia dovuto fare una selezione nella gestione dei suoi spostamenti ma Giordano Bruno deve aver pensato che i 435 chilometri che separano Francoforte dal cantone di Zurigo non erano poi granché.
Alla fine di febbraio del 1591 Giordano Bruno parte per la Svizzera perché viene invitato dal conte Hans Heinzel e dal teologo Raphael Eglin i quali sono entrambi appassionati di alchimia e attenti lettori delle Opere di Bruno. Per quattro mesi Giordano Bruno insegna filosofia ospite nel castello di Elgg presso Zurigo di proprietà di Hans Heinzel.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Con la guida della Svizzera e navigando in rete potete far visita al Castello di Elgg nel cantone di Zurigo…
Raphael Eglin raccoglie le Lezioni di Bruno e poi le fa pubblicare [nel 1595 a Zurigo e successivamente postume nel 1609 a Marburg] in due volumi con i titoli di Summa terminorum metaphysicorum [Sommario dei termini metafisici] e Praxis descensus [Regola per seguire la via che scende]. Questi due trattati rappresentano un’importante testimonianza dell’attività didattica di Giordano Bruno che presenta un catalogo di 52 parole-chiave tratte dalle Opere di Aristotele delle quali spiega il significato e poi riprende gli stessi termini esponendoli secondo la propria visione filosofica [cosmologica, teologica ed etica] mettendo in evidenza le differenze tra il suo sistema e quello di Aristotele.
Purtroppo della Praxis descensus manca l’ultima parte perché Bruno sarebbe dovuto tornare a Zurigo a completare il suo ciclo di Lezioni ma le cose sono andate diversamente. Bruno, infatti, nel mese di luglio del 1591, ritorna a Francoforte in occasione della “Fiera del libro” perché, allora come oggi, Francoforte era la sede di un’importante Fiera libraria alla quale partecipavano i librai di tutta Europa [la Fiera si teneva sulla Römerberg, la Piazza del municipio].
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Con una guida della Germania e navigando in rete fate visita alla Römerberg, la Piazza del municipio, situata nel cuore di Francoforte e, quindi, potete anche cogliere l’occasione per fare due passi nel centro della città...
Succede che Bruno incontra due importanti editori, il senese Giambattista Ciotti e il fiammingo Giacomo Brittano, entrambi attivi a Venezia [dove l’editoria moderna era nata con Aldo Manuzio quasi un secolo prima, ve lo ricordate?], i quali gli comunicano [hanno anche una Lettera da consegnargli] che il patrizio veneto Giovanni Francesco Mocenigo [che ultimamente aveva comprato da Ciotti il De minimo, il De monade e il De immenso] lo invitava a Venezia perché «gl’insegnasse li secreti della memoria e gli altri che egli professava, come si vede nei suoi libri».
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Biblioteche, librerie, fiere, bancarelle: quando, come, dove e perché non mancate mai all’incontro con i Libri?...
Scrivete quattro righe in proposito...
Perché mai Giordano Bruno - che non è un ingenuo - ha deciso di tornare in Italia sapendo che il rischio di finire nelle mani dell’Inquisizione era concreto? Qualcosa - che non sapremo mai esattamente - ha alterato la reale percezione del pericolo a cui poteva andare incontro e, difatti, nell’agosto del 1591, Giordano Bruno è a Venezia. Noi sappiamo che Bruno, per coerenza, ha sempre invitato ad aver fiducia nella Giustizia e sappiamo che uno dei suoi cavalli di battaglia consiste nell’affermazione [che senz’altro ricorderete]: «Convertitevi alla Giustizia perché separati da essa siamo separati da noi stessi e la nostra mente va in panne …»[cioè trova un impedimento che ostacola la corretta comprensione della realtà]. Bruno probabilmente pensa che, se si fosse dovuto presentare davanti al tribunale dell’Inquisizione, avrebbe potuto esporre le sue idee che sarebbero state discusse e, forse, anche prese in considerazione per un’eventuale riforma della dottrina: questo per lui sarebbe stato giusto.
Ebbene, come sapete l’esortazione di Bruno [che si legge nel testo de lo Spaccio de la bestia trionfante] - «Convertitevi alla Giustizia in modo che la vostra mente non vada in panne» - ci ha fatto avvicinare al testo di un romanzo il cui autore utilizza, per dare inizio alla narrazione, proprio questa affermazione del filosofo Nolano. Il romanzo in questione, che la scorsa settimana abbiamo iniziato a leggere, s’intitola La panne ed è stato scritto nel 1954 da Friedrich Dürrenmatt e i protagonisti della narrazione sono quattro pensionati - un giudice, un avvocato, un pubblico ministero e un boia - i quali occupano il loro tempo [essendo stati del ramo] mettendo in scena i grandi processi della Storia: di Socrate, di Gesù, di Giovanna d’Arco, di Dreyfus. Ma, quando capita loro di processare una persona in carne ed ossa [tanto per divertirsi, tanto per passare una serata], tutto diventa più divertente, e questa persona [il quinto protagonista del romanzo] è il rappresentante di commercio Alfredo Traps, che, come abbiamo già letto la scorsa settimana, un giorno il fato ha condotto alla villetta dove si riuniscono i quattro ex uomini di Legge perché la sua automobile è rimasta in panne lì vicino, e il padrone di casa [il giudice] lo accoglie dimostrandosi molto ospitale, e Traps, sebbene abbia altri programmi, si compiace del fatto che i quattro vegliardi, lì riuniti per il loro passatempo, gli domandino se [tanto per divertirsi, tanto per passare una serata] vorrebbe assumere la parte dell’imputato. Lui si rammarica di non poterli aiutare perché afferma divertito di non aver commesso alcun reato, ma i quattro, a cominciare dall’avvocato che lo deve difendere. lo rassicurano dicendogli che “un crimine si finisce sempre per trovarlo e che c’è sempre qualcosa da confessare”. E ora continuiamo a leggere questo romanzo.
LEGERE MULTUM….
Friedrich Dürrenmatt, La panne
«Si sente innocente, signor Traps? [disse il signor Kummer, il suo avvocato difensore] Si ricordi che l’atto del convertirsi alla Giustizia non è propriamente da considerarsi un giuoco». Il viaggiatore di commercio rise: «Mi sento innocente in tutto e per tutto», e il discorso gli sembrò assai divertente. … «Si metta bene in testa, giovanotto innocente o no, che è questione di tattica! È da pazzi voler essere innocenti davanti al nostro tribunale, e al contrario è da saggi incolparsi subito di un reato, ad esempio di un reato tipico dei commercianti: la frode. E durante l’interrogatorio può risultare che l’imputato esagera, che non ha commesso una vera e propria frode, ma ha soltanto ritoccato alcuni dati, a scopo di propaganda, come succede spesso nel commercio. La via dalla colpa all’innocenza è difficile ma non impossibile, mentre è un’impresa disperata voler conservare la propria innocenza, e il risultato non può che essere disastroso. Lei vuole perdere là dove potrebbe averla vinta, più tardi sarà costretto non a scegliersi una colpa, ma a lasciarsela attribuire». Traps si strinse nelle spalle divertito e protestò che gli spiaceva di non poter essere utile, ma davvero non aveva idea d’un misfatto che lo ponesse in contrasto con la legge, insistette. Il difensore disse pensieroso che sarebbe stata una faticaccia. «Ma soprattutto,» così concluse il colloquio «rifletta prima di parlare, non chiacchieri a vanvera, altrimenti lei corre il rischio di vedersi appioppare molti anni di galera senza poterci far nulla».
... continua la lettura ...
Nell’agosto del 1591 Bruno è a Venezia ma il fatto che lui sia tornato in Italia spinto dall’offerta di Giovanni Francesco Mocenigo non è affatto sicuro perché passano diversi mesi [circa sette mesi] prima che il Nolano accetti l’ospitalità del patrizio veneto. Giordano Bruno ha quarantatre anni e non è certo una persona a cui mancano i mezzi, anzi, è considerato un «omo universale», pieno di ingegno e di spirito creativo.
Quando arriva a Venezia si trattiene in città solo pochi giorni e poi parte per Padova dove ha appuntamento con il suo discepolo e copista Hieronymus Besler che come sappiamo sta frequentando l’Università padovana, e all’inizio di settembre del 1591 Giordano Bruno inizia a tenere un corso di Lezioni di matematica agli studenti tedeschi che frequentano l’Università di Padova: è per questo motivo che è tornato in Italia? Le Lezioni padovane di matematica di Giordano Bruno sono state pubblicate postume in tre volumi. Il ciclo delle Lezioni padovane termina a novembre, Besler torna in Germania e Bruno torna a Venezia ma è solo alla fine di marzo del 1592 che si stabilisce in casa del patrizio veneziano Giovanni Francesco Mocenigo che come sappiamo è interessato allo studio dell’arte della memoria e alle discipline magiche.
Il 21 maggio Bruno informa Mocenigo che sarebbe tornato a Francoforte per far stampare le sue Lezioni padovane. Il giorno dopo il patrizio lo fa sequestrare in casa dai suoi servitori, e il giorno successivo, il 23 maggio, Mocenigo presenta al tribunale dell’Inquisizione una denuncia scritta, nella quale Bruno viene accusato di blasfemia, di disprezzare le religioni, di non credere nella Trinità e nella transustanziazione, di credere che il mondo sia eterno e che esistano infiniti mondi, di praticare arti magiche, di negare la verginità di Maria e le punizioni divine. Quel giorno stesso, la sera del 23 maggio del 1592, Giordano Bruno viene arrestato e rinchiuso nelle carceri dell’Inquisizione di Venezia, in San Domenico a Castello.
Bruno capisce che la sua vita è in gioco, e ritiene che, in base alle accuse, debba dare ordine alle sue idee. Sa che tutto quello che dirà verrà trascritto e conservato e, quindi, organizza la sua difesa in modo meticoloso [e, difatti, il processo dura ben sette anni], e la sua mente non va in panne perché, anche se diffida dei giudici inquisitori, tuttavia confida nella Giustizia [è convinto che - anche se ora verrà condannato - in futuro, in base al materiale di archivio e in base alle nuove scoperte che giustificano le sue idee, verrà sicuramente assolto. I pensionati di Dürrenmatt lo assolvono]. In che modo Giordano Bruno pianifica e predispone la sua difesa?
Per rispondere a questa domanda bisogna procedere con lo spirito utopico che lo “studio” porta con sé, consapevoli del fatto che non bisogna mai perdere la volontà d’imparare e che bisogna sempre coltivare l’eroico furore per la conoscenza, per questo la Scuola è qui e il viaggio continua…