ASSOCIAZIONE ARTICOLO 34 - «LA SCUOLA È APERTA A TUTTI.»
PERCORSO DI STORIA DEL PENSIERO UMANO IN FUNZIONE
DELLA DIDATTICA DELLA LETTURA E DELLA SCRITTURA
Prof. Giuseppe Nibbi
La sapienza poetica e filosofica del ‘600 agli esordi della scienza 24-28 maggio 2018
AGLI ALBORI DELL’ETÀ MODERNA
LA PAROLA “SCIENZA” È ALLA RICERCA DELLA PROPRIA AUTONOMIA ...
Durante il viaggio di quest’anno [il 34° anno di attività di questa esperienza didattica nell’ambito della Scuola pubblica degli Adulti] abbiamo attraversato “il territorio della sapienza poetica e filosofica dell’Età moderna agli esordi della scienza” ma agli inizi del 1600 la parola “scienza” è ancora alla ricerca di una sua collocazione nell’ambito della Storia del Pensiero Umano e non gode, al momento, di una propria autonomia perché il termine “scienza” resta a lungo legato alla parola “filosofia” e, quindi, noi, prossimamente, nel corso del viaggio che parte in autunno, dovremo compiere ancora un po’ di strada prima di sapere come si realizza l’emancipazione di questo termine.
Come è tradizione, l’itinerario di questa sera si colloca tanto alla fine di un viaggio quanto all’inizio di un nuovo Percorso che partirà a ottobre con il nuovo anno scolastico. Ma procediamo con ordine e in chiave filologica.
La parola “scienza” corrisponde al termine latino “scientia” che deriva dal verbo “scire” che significa “sapere” e, quindi, nella cultura latina - e, a questo proposito, è tipica l’espressione di Cicerone: «cognitionis et scientiae cupiditas »[il desiderio di apprendere e di sapere] - e, di conseguenza, nel corso dei sette secoli della Scolastica medioevale [una grande stagione che dura dell’VIII al XIV secolo - nella quale abbiamo vissuto didatticamente a suo tempo - durante la quale si parla in latino] la parola “scienza” è sinonimo di “conoscenza, cognizione, dottrina, sapienza, perizia, scibile, competenza”; questa concomitanza di significati continua ad essere presente anche all’inizio dell’Età moderna, e secondo il pensiero dei personaggi che abbiamo incontrato nella seconda parte del nostro viaggio - Bernardino Telesio, Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei - “la scienza è una forma di filosofia” [e metaforicamente parlando - Telesio alla viola da gamba, Bruno alla voce e al contrabbasso, Campanella al triccheballacche e caccavella e Galilei al liuto - suonano leggendo uno spartito di filosofia e la musica prodotta è la scienza]. A questo proposito, risulta significativo il fatto che Galileo [insieme al quale stiamo terminando questo viaggio], che viene considerato il padre della scienza moderna basata sul metodo sperimentale, nelle sue Opere utilizza il termine “filosofia”, e anche il termine “lingua”, per dire “scienza” e anche Isaac Newton, che incontreremo nel corso del viaggio del prossimo anno, piuttosto che usare il termine “scienza” utilizza la dicitura “filosofia naturale” e se c’è un perché ora non possiamo rispondere con una semplice battuta ma dobbiamo ripartire per continuare a investire in intelligenza. E intanto riflettiamo.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Quale di questi termini - conoscenza, cognizione, dottrina, sapienza, perizia, scibile, competenza - mettereste per primo accanto alla parola “scienza”?...
Scrivetelo...
E quando Galileo, nel capitolo VI de Il Saggiatore, un’opera che abbiamo incontrato la scorsa settimana, dà quella che viene considerata la prima definizione della scienza moderna - o meglio, la prima definizione moderna de “la metodologia sperimentale fondata sulla scienza matematica” - scrive “filosofia”, e scrive “lingua”, al posto di “scienza”. Leggiamo questo interessante frammento.
LEGERE MULTUM….
Galileo Galilei, Il Saggiatore
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi, io dico l’Universo, ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscere i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. …
Abbiamo lasciato, la scorsa settimana, Galileo Galilei in una situazione assai critica: vecchio, stanco, malato e piuttosto impaurito, perché?
Galileo Galilei, vecchio, stanco e malato, dopo aver perso anche la protezione del granduca di Toscana Ferdinando II de’Medici, il quale deve inchinarsi di fronte al Sant’Uffizio, il 20 gennaio 1633, è costretto, nel pieno dell’inverno, a partire per Roma e a presentarsi di fronte al tribunale dell’Inquisizione con l’imputazione di essere «veementemente sospetto d’eresia »[sostenitore del sistema copernicano].
Galileo, recluso nel convento di S. Maria sopra Minerva, subisce un processo che dura cinque mesi e il 22 giugno 1633 viene emessa la sentenza che può essere mitigata se l’imputato, ritenuto colpevole, firmerà l’abiura, e Galileo, che non ha il carattere di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella, ha paura e, molto umanamente, per evitare la condanna capitale pronuncia la famosa formula di ritrattazione: «Abiuro, maledico e detesto li suddetti errori ed eresie». Dopodiché la sentenza [che mette all’Indice il Dialogo dei Massimi Sistemi e impone a Galileo il silenzio assoluto] viene mitigata con la condanna agli arresti domiciliari e, dopo una breve permanenza a Roma, a Galileo viene assegnato, come domicilio coatto, il palazzo dell’arcivescovo di Siena, Ascanio Piccolomini, il quale è lui stesso a proporre questa sede al tribunale perché, con le dovute precauzioni, nutre stima e affetto nei confronti di Galileo , he ha tanti estimatori sebbene stiano sotto traccia per prudenza, e molti sono ecclesiastici.
Nel dicembre 1633 il tribunale concede a Galileo di far ritorno - sempre da prigioniero - a Firenze, in Arcetri, nella villa che aveva preso in affitto qualche anno prima per stare vicino alle figlie monache. In questa villa [villa “il Gioiello” che abbiamo già citato la scorsa settimana] - che Galileo chiama «mio continuato carcere ed esilio» - sotto l’occhio vigile dell’Inquisizione, lo scienziato, con la dovuta circospezione, riprende a scrivere e porta a termine un altro capolavoro scientifico con il quale getta le basi della dinamica moderna [la moderna scienza del moto], ed è il trattato intitolato Discorsi delle Nuove Scienze, edito nel 1638 a Leida in Olanda, dove il manoscritto arriva clandestinamente, quando Galileo è già cieco da un anno.
Galileo, nonostante le precarie condizioni di salute, mantiene una mente lucida e lui continua a elaborare problemi e a progettare esperimenti da compiere fino agli ultimi giorni della sua vita, e scrive: «E così nelle mie tenebre vo fantasticando or sopra questo or sopra quello effetto di natura, né posso come vorrei dar qualche quiete al mio inquieto cervello: agitazione che molto mi nuoce, tenendomi poco meno che in perpetua vigilia». E in questa “perpetua vigilia” detta le mirabili Operazioni Astronomiche nelle quali addita agli scienziati futuri “la via da seguire” e tutto l’immenso “lavoro di revisione” da compiere per mezzo dei due strumenti dei quali ha lasciato in eredità la metodologia con la quale possono essere utilizzati al meglio: il cannocchiale, per osservare il Cielo, e il pendolo, per studiare il moto della Terra. L’ultima opera che Galileo detta, nel 1641, è una Lettera che s’intitola Sopra il candore della Luna, limpida, serena, arguta nella quale, con spirito sarcastico, prende in giro coloro che si ostinano a pensare che il satellite della Terra sia perfetto, fatto come una palla da biliardo. L’ultimo anno della sua vita Galileo lo passa ascoltando «con grandissimo gusto » [egli afferma] le discussioni dei suoi due ultimi giovani discepoli, Vincenzo Viviani ed Evangelista Torricelli, che lo assistono amorevolmente, e questi due personaggi, custodi del pensiero galileiano, hanno assunto un ruolo importante nella Storia della scienza ai suoi esordi.
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Utilizzando l’enciclopedia e navigando in rete andate a conoscere la vita e le Opere di questi due famosi discepoli di Galileo: Vincenzo Viviani ed Evangelista Torricelli...
Sono due ricercatori esemplari e, di conseguenza, fate ricerca anche voi...
Galileo muore, vigile e sereno, l’8 gennaio 1642, «a ore quattro di notte [orario da astronomo], in età di settantasette anni, mesi dieci e giorni venti [è un matematico che muore e, quindi, fino alla fine bisogna far di conto]». Due settimane più tardi, poiché s’era sparsa la voce che gli sarebbe stato eretto un mausoleo in Santa Croce, l’Inquisitore di Firenze scrive al granduca: «Non è bene fabricare mausolei al cadavere di colui che è stato penitenziato nel Tribunale della Santa Inquisizione, et è morto mentre durava la penitenza, perché si potrebbono scandalizzare i buoni».
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
La tomba di Galileo [ed è universalmente risaputo] si trova nella basilica di Santa Croce a Firenze e va visitata dopo aver imparato a mente i versi del carme intitolato Dei sepolcri di Ugo Foscolo [1807] che omaggiano lo scienziato: «Vide | sotto l’etereo padiglion rotarsi | più mondi, e il Sole irradiarli immoto, onde all’Anglo [Isaac Newton] che tanta ala vi stese | sgombrò primo le vie del firmamento»....
Galileo è per noi uno di casa e, ogni tanto, gli si deve far visita...
E ora dobbiamo fare un passo indietro [dal 1642 al 22 giugno 1633] per leggere il testo della Scena XIII di Vita di Galileo di Bertolt Brecht: l’opera di drammaturgia epica della quale in queste ultime settimane abbiamo utilizzato, in chiave didascalica, una serie di frammenti del testo, e la Scena XIII presenta l’episodio dell’abiura.
Siamo all’ultimo atto del processo a Galileo e tre suoi discepoli, nel palazzo dell’Ambasciata fiorentina a Roma, sono in angosciosa attesa di come si comporterà il loro maestro di fronte al tribunale, e ognuno di loro si esprime secondo la propria personalità. C’è frate Fulgenzio che, da religioso, riflette e fa riflettere sui limiti umani del maestro. C’è l’ottico Federzoni che, da scienziato, è una persona concreta e realista, e c’è Andrea, l’allievo prediletto [il figlio della signora Sarti, la governante di Galileo, che fin da bambino è stato istruito dallo scienziato ed è diventato un matematico e un astronomo], che, avendo un carattere passionale ed eroico, vorrebbe che il maestro resistesse, non rinnegasse le proprie scoperte e sconfiggesse con la ragione gli inquisitori e, naturalmente, alla notizia dell’abiura rimane terribilmente deluso e, prima di sentirsi male, insulta e maltratta Galileo. In scena troviamo anche la figlia di Galileo, Virginia, che, in nome dell’amore filiale, prega perché il padre non ne faccia una questione di principio ma abiuri e si salvi. Leggiamo il testo di questa scena.
LEGERE MULTUM….
Bertolt Brecht, Vita di Galileo
XIII. 22 giugno 1633. Galileo Galilei rinnega davanti all’inquisizione la sua dottrina della rotazione della terra.
E fu un giorno di giugno, che presto passò e fu un giorno importante per me e per te.
La ragione uscì fuori dalle tenebre e tutto un giorno stette dinanzi alla porta.
Palazzo dell'ambasciata fiorentina a Roma. I discepoli di Galileo sono in attesa di notizie. Frate Fulgenzio e Federzoni giocano a scacchi. Virginia, inginocchiata in un angolo, recita avemarie.
FULGENZIO Il Papa non ha voluto concedergli udienza: niente più discussioni scientifiche!
FEDERZONI Era la sua ultima speranza … Glielo aveva ben detto, tanti anni fa, a Roma, quando era ancora il Cardinale Barberini: tu ci sei necessario! Adesso lo hanno, e se lo tengono stretto.
ANDREA Lo uccideranno. Non terminerà i Discorsi delle nuove scienze.
FEDERZONI (lanciandogli un’occhiata di straforo) Lo credi davvero?
ANDREA Non abiurerà mai, il Maestro. Pausa.
... continua la lettura ...
Poi però Andrea Sarti, dopo la terribile delusione che ha subito a causa dell’abiura del suo Maestro, trova la forza e recupera le motivazioni che gli permettono di riavvicinarsi a lui e, nel corso di una significativa e drammatica conversazione contenuta nella Scena XIV di Vita di Galileo [il testo di questa scena lo leggeremo, molto probabilmente, durante il tradizionale rituale della partenza del prossimo viaggio], capisce i motivi che hanno indotto lo scienziato a compiere l’atto di ritrattazione [comprende anche quanto il dolore fisico che procurano gli strumenti di tortura abbia potuto far paura a Galileo] per cui Andrea riacquista fiducia e si assume il pericoloso incarico di portare in salvo oltre confine, in Olanda, a Leida, l’ultima opera del suo Maestro, Discorsi delle Nuove Scienze, prendendo atto che “un eroe morto” è molto meno utile di “un pensatore vivo” e, di conseguenza, è beata quella terra che non ha bisogno di eroi.
Andrea Sarti - nell’ultima scena [la XV] di Vita di Galileo - con uno stratagemma passa il confine portando con sé il manoscritto dei Discorsi delle Nuove Scienze e un ragazzo di nome Giuseppe, alludendo alla magia, gli domanda: «Dunque, siccome siete uno scienziato, ditemelo voi se si può volare per aria!»[come si pensa facciano le streghe!]. Per dare una risposta a questa domanda Bertolt Brecht [in chiave didascalica in linea con le regole della drammaturgia epica] fa proferire ad Andrea le stesse parole [che abbiamo letto a dicembre nel corso del nono itinerario] pronunciate da Bernardino Telesio in conclusione della sua opera intitolata De rerum natura iuxta propria principia [il trattato che mette in cammino la scienza moderna affermando che la Natura si comporta in modo autonomo, secondo principi che le sono propri, iuxta propria principia]: Telesio alla fine dell’opera afferma: «Non è possibile volare su un bastone, bisognerebbe che dentro ci fosse un motore, però domani potrebbe essere possibile». Adesso, leggiamo il finale della Scena XV, la parte conclusiva del dramma Vita di Galileo.
LEGERE MULTUM….
Bertolt Brecht, Vita di Galileo
XV. 1637 - i «Discorsi delle nuove scienze» di Galileo oltrepassano i confini d’Italia.
Brava gente, meditate la fine: la scienza fuggì passando il confine.
Noi che abbiamo sete di sapere, lui come me, restammo al di qua.
Custodite perciò la luce della scienza, fatene uso e non fatene spreco
perché non avvenga che una pioggia di fuoco un giorno ci divori tutti quanti, sì, tutti quanti.
Cittadina italiana di confine. Sono le prime ore del mattino. Alcuni ragazzetti giocano presso la sbarra della garitta di confine. Andrea, accanto ad un cocchiere, aspetta che le guardie confinarie abbiano esaminato i suoi documenti. Seduto su una cassa, è intento alla lettura del manoscritto di Galileo. La vettura da viaggio è ferma oltre la sbarra.
GUARDIA CONFINARIA Perché lasciate l’Italia?
ANDREA Sono uno scienziato.
GUARDIA (allo scrivano) Allora, sotto la voce: «Motivo dell’espatrio», scrivi: scienziato. Devo esaminare i vostri bagagli. (Esegue)
PRIMO RAGAZZO (ad Andrea) Fareste meglio a non star seduto lì. (Indicando la capanna dinanzi alla quale sta seduto Andrea) Ci abita una strega, lì dentro.
GIUSEPPE La vecchia Marina non è una strega.
TERZO RAGAZZO Altro, se è una strega! Di notte vola per aria.
GIUSEPPE Ma che volare per aria! Non c’è nessuno che possa farlo. (Ad Andrea) O si?
GUARDIA Che libro è, quello lì?
ANDREA (senza alzare gli occhi) Un libro del grande filosofo Aristotele.
... continua la lettura ...
Una finezza brechtiana è quella di far concludere il dramma con l’espressione “in principio” che è la prima parola del Libro della Genesi. L’affermazione finale, “siamo appena al principio”, vale, in questo momento, anche per noi che abbiamo effettuato un viaggio che ci ha portate e portati all’inizio di quello che è stato chiamato “il secolo della scienza” e il Percorso che partirà a ottobre non può che continuare in questa direzione e ha per titolo: Viaggio sul territorio del ‘600, il secolo della scienza.
Nel corso di questi mesi di viaggio abbiamo preso in considerazione molto spesso la parola “universo” e questo termine - seguendo il pensiero di tutti i personaggi che abbiamo incontrato - lo abbiamo utilizzato guardando il cielo sopra di noi e osservando la terra intorno a noi ma il personaggio con il quale terminiamo il nostro viaggio, e che non è ancora qui perché lo incontreremo a ottobre, punta la sua attenzione su un altro tipo di universo da osservare: la propria esperienza umana.
Anche l’esperienza umana di ciascuna e di ciascuno di noi è un universo da osservare e questa idea - l’idea di scrivere anche solo quattro righe al giorno di se stesse e di se stessi per offrire agli altri uno specchio in cui riconoscere la propria umanità - è il frutto della mente di una persona: il signor Michel Eyquem de Montaigne, un nobile che ha ricoperto cariche pubbliche [per alcuni anni è stato il sindaco di Bordeaux, il sindaco più alla mano che questa città abbia mai avuto, dicono le cronache], che è stato un viticoltore, che è vissuto nel Périgord, nel sud-ovest della Francia, tra il 1533 e il 1592.
Michel de Montaigne ha partorito la sua idea mettendola semplicemente in atto e, a differenza di gran parte dei memorialisti del suo tempo, egli non scrive per tramandare le proprie gesta e i propri successi e neppure si limita a testimoniare semplicemente gli eventi storici del suo tempo [e ne avrebbe avuto da scrivere in questo tumultuoso periodo nel quale abbiamo viaggiato per sette mesi], bensì scrive testi esplorativi [per indagare, analizzare, tastare il terreno, investigare, cercare di scoprire] e tutti slegati tra loro ai quali dà dei titoli semplici. Questi testi - questi “assaggi” - sono centosette in tutto: alcuni sono lunghi una o due pagine, altri di più, e la raccolta completa, nelle edizioni più recenti, si avvicina alle millecinquecento pagine. Questi “as-saggi” non vogliono avere la pretesa di spiegare o insegnare qualcosa perché Montaigne non vuole far altro che mettere per iscritto tutto ciò che gli passa per la testa, cogliendo a pretesto anche le più piccole esperienze quotidiane e i suoi stati mentali passeggeri, e parte da queste esperienze per porsi molte domande, per farsi le domande più svariate ma, soprattutto, c’è un interrogativo che lo affascina e che finisce per contagiare tanti suoi contemporanei: «Come vivere?». Montaigne si pone questa domanda in modo diverso dai personaggi che abbiamo incontrato nel corso di questo viaggio perché costoro l’interrogativo se lo pongono sempre nella forma del dilemma etico, vale a dire, si domandano: «Come dovremmo vivere?».
Michel de Montaigne non si tira certo indietro di fronte alle questioni morali ma è particolarmente interessato a ciò che la gente fa rispetto a quello che dovrebbe fare. Vorrebbe sapere come vivere una buona vita: che sia corretta e onorevole [decorosa, onesta, rispettabile], ma anche pienamente umana, appagante e prospera. Questa domanda - come vivere? - fa avvicinare Montaigne alla scrittura e alla lettura, perché nasce in lui la curiosità per tutte le vite delle persone, presenti e passate.
Montaigne s’interroga continuamente sulle emozioni e le motivazioni che guidano il comportamento delle persone, a cominciare da se stesso, l’esemplare umano che conosce meglio e, di conseguenza, l’universo da osservare [prima ancora che il cielo sopra di lui e la terra intorno a lui] per Montaigne è “se stesso”. Anche l’esperienza umana che ciascuna persona fa è un universo da osservare. Scrive Montaigne: «Io studio me stesso più di ogni altra cosa. La mia preoccupazione è scoprire la mia forma, è portare alla luce l’impronta originale della mia individualità, la mia propria personalità, l’intimo contenuto del mio io e per raggiungere questo obiettivo leggo e scrivo».
REPERTORIO E TRAMA ... per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:
Non è facile conoscersi – afferma spesso Michel de Montaigne nei suoi Saggi - per questo è necessario imparare ad applicarsi intellettualmente...
Provate a descrivere con tre parole la vostra personalità, il vostro carattere e il vostro temperamento…
Scrivete tre parole in proposito...
Anche Michel de Montaigne, come tutti i personaggi che abbiamo incontrato quest’anno strada facendo, è convinto del fatto che per imparare a conoscersi meglio la partecipazione ad un viaggio di studio può essere utile.
Ma chi è Michel de Montaigne, che cosa sono i Saggi di Montaigne, pubblicati per la prima volta nel 1580, e quali altri personaggi dobbiamo incontrare e quali Opere, composte da questi personaggi, dobbiamo conoscere? Per rispondere a queste domande bisogna ripartire e per questo avete ricevuto il calendario di un prossimo viaggio di studio.
Il calendario [non lo perdete, bensì studiatelo] prevede [salvo imprevisti] che si parta
mercoledì 10 ottobre [alle ore 20.30] alla Scuola Francesco Redi di Bagno a Ripoli,
giovedì 11 ottobre [alle ore 20.30] alla Scuola Primo Levi di Tavarnuzze [Impruneta],
venerdì 12 ottobre [alle ore 17] presso lo Spazio-Soci della Coop. di Ponte a Greve a Firenze
E così anche questo viaggio [il 34° Percorso di Storia del Pensiero Umano in funzione della didattica della lettura e della scrittura] si è concluso ed è necessario fare [brevemente] un bilancio dando un po’ di numeri.
Sono transitate da Scuola, nei tre gruppi, 296 persone, con una media di 181 persone per settimana:
Alla Redi di Bagno a Ripoli 77 con una frequenza media di 44
Alla Levi di Tavarnuzze 44 con una frequenza media di 29
Alla Coop. di Ponte a Greve 175 con una frequenza media di 108
In più ci sono circa una quarantina di persone [sparse per il mondo] che con la rete entrano nel Percorso e, inoltre, in tutti i tre gruppi, ci sono circa una cinquantina di persone, che, seppur non frequentando, si tengono in contatto [i più anche mediante il REPERTORIO...] e sono, quindi, in sintonia con “il popolo della Scuola” e, di conseguenza, possiamo pensare che siano dalle 380 alle 400 le persone che si sentono coinvolte in questa esperienza scolastica.
Per quanto riguarda il “patrimonio” accumulato con le donazioni fatte da voi: sono stati raccolti € 6024, 56. Parte di questo “patrimonio”, vale a dire € 4350 sono stati devoluti così ripartiti:
€ 1600 sono stati versati alla Scuola Redi per la produzione dei REPERTORI [350 pag.]
€ 700 sono stati spesi per l’Assicurazione dell’Associazione “Articolo34”
€ 1000 sono stati devoluti alla Onlus Il cuore si soglie della Coop. che si occupa di adozioni a distanza [siamo ospiti e dobbiamo anche contraccambiare]
€ 500 sono stati donati all’Aisla [Associazione dei malati di sclerosi laterale amiotrofica]
€ 550 sono stati donati all’Associazione Messicana per la ricostruzione e la riconversione in energia solare dei forni per il pane.
Rimangono in cassa € 1674,56 che rappresentano quello che si chiama il patrimonio attivo dell’Associazione “Articolo 34”, da investire in intelligenza. Questo “patrimonio” viene accantonato perché bisogna essere previdenti: non possiamo sapere se il prossimo anno ci sarà un numero consistente di donatrici e di donatori come quest’anno, però sappiamo che anche il prossimo anno saremo impegnati a devolvere contributi [in particolare a settembre con la stipula dell’Assicurazione, e per concordare con la Scuola Redi la produzione dei materiali occorrenti].
E così - dopo aver dato i numeri - anche questo viaggio si è concluso e la doverosa pausa estiva deve servire per rafforzare e per far crescere in noi la convinzione che “non bisogna mai perdere la volontà d’imparare”, perciò a ottobre ripartiremo per la 35esima volta, e “per conoscere meglio noi stesse e noi stessi e le forme della Terra e il corso delle stelle imboccheremo e percorreremo ancora nuove strade, con l’auspicio che siano strade belle”.
E con questo auspicio, la Scuola è qui, i compiti delle vacanze sono stati assegnati e a me, infine, non resta che augurare a tutte e a tutti voi una buona vacanza di studio…
In viaggio sul territorio del Seicento: il secolo della scienza ...
PERCORSO DI STORIA DEL PENSIERO UMANO
IN FUNZIONE DELLA DIDATTICA DELLA LETTURA E DELLA SCRITTURA
UN VIAGGIO DI STUDIO PER ACQUISIRE LA BUONA ABITUDINE
A LEGGERE QUATTRO PAGINE AL GIORNO
A SCRIVERE QUATTRO RIGHE AL GIORNO
A RIFLETTERE SULLE PAROLE-CHIAVE DELLA STORIA DEL PENSIERO UMANO
A ESERCITARSI NELL’ INVESTIRE IN INTELLIGENZA
Il Percorso - gratuito e graduale - si articola in ventuno itinerari settimanali di due ore ciascuno che introducono alla conoscenza e alla comprensione dei temi più significativi che emergono nel corso dell’Età moderna ...
Bisogna mettersi in viaggio per non perdere mai la volontà d’imparare ...
i siti… www.inantibagno.it e www.scuolantibagno.net
Percorsi di Storia del Pensiero Umano in funzione della didattica della lettura e della scrittura
Dove come quando …
Il mercoledì: dal 10 ottobre 2018 al 23 maggio 2019 dalle ore 21 alle 23
presso la Scuola Media F. Redi, Antella - Bagno a Ripoli, Firenze [tel. 055 640645]
Il giovedì: dall’11 ottobre 2018 al 23 maggio 2019 dalle ore 21 alle 23
presso la Scuola Media P. Levi, Tavarnuzze - Impruneta, Firenze
Il venerdì: dal 12 ottobre 2018 al 24 maggio 2019 dalle ore 17 alle 19
Centro Soci Coop. di Ponte a Greve, Firenze
L'Associazione “Articolo 34”
PROMUOVE L’ALFABETIZZAZIONE CULTURALE E FUNZIONALE
PER GARANTIRE IL DIRITTO ALL’APPRENDIMENTO PERMANENTE
ANNO SCOLASTICO 2018 2019
Percorso di Storia del Pensiero Umano
in funzione della didattica della lettura e della scrittura
Nel territorio della sapienza poetica e filosofica del ‘600: il secolo della scienza …
Calendario delle Lezioni prof. Giuseppe Nibbi
Lezione prima 10-11-12 ottobre 2018
Lezione seconda 17-18-19 ottobre 2018
Lezione terza 24-25-26 ottobre 2018
Lezione quarta 07-08-09 novembre 2018
Lezione quinta 14-15-16 novembre 2018
Lezione sesta 21-22-23 novembre 2018
Lezione settima 28-29-30 novembre 2018
Lezione ottava 2-13-14 dicembre 2018
Lezione nona 16-17-18 gennaio 2019
Lezione decima 23-24-25 gennaio 2019
Lezione undicesima 06-07-08 febbraio 2019
Lezione dodicesima 13-14-15 febbraio 2019
Lezione dodicesima 20-21-22 febbraio 2019
Lezione quattordicesima 06-07-08 marzo 2019
Lezione quindicesima 13-14-15 marzo 2019
Lezione sedicesima 20-21-22 marzo 2019
Lezione diciassettesima 03-04-05 aprile 2019
Lezione diciottesima 10-11-12 aprile 2019
Lezione diciannovesima 08-09-10 maggio 2019
Lezione ventesima 15-16-17 maggio 2019
Lezione ventunesima 23-24 maggio 2019