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SUL TERRITORIO DEL ROMANTICISMO TITANICO SPICCANO, IN PRIMO LUOGO, LE PAROLE-CHIAVE “NATURA E GENIO” ...

Lezione N.: 
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ASSOCIAZIONE ARTICOLO  34 - «LA SCUOLA È APERTA A TUTTI»

PERCORSO DEL PENSIERO UMANO IN FUNZIONE

DELLA DIDATTICA E DELLA SCRITTURA

Prof. Giuseppe Nibbi

In viaggio sul territorio del Romanticismo titanico

23-24-25  ottobre 2024

SUL TERRITORIO DEL ROMANTICISMO TITANICO

SPICCANO, IN PRIMO LUOGO, LE PAROLE-CHIAVE “NATURA E GENIO” ...

     Dopo aver celebrato la volta scorsa il tradizionale rituale della partenza in compagnia di Immanuel Kant, che incontreremo ancora al termine di questo itinerario, stiamo ora per prendere il passo sul secondo itinerario del nostro viaggio sul territorio del così detto Romanticismo titanico.

     Due settimane fa, come ricorderete, per entrare in questo territorio ci siamo servite e serviti della competenza di uno studente di Kant: il filosofo Johann Gottfried Herder sostenitore dell’idea che sono le classi popolari a essere depositarie della Storia dell’Umanità.

     Nel 1773 il filosofo Johann Gottfried Herder [1744-1803], che è stato studente di Kant all’Università di Königsberg, e del quale abbiamo illustrato il pensiero, ha pubblicato insieme a Johann Wolfgang Goethe e allo storico Justus Möser [influenzati da un certo Johann Georg Hamann che incontreremo prossimamente] un volumetto intitolato Intorno al carattere e all’arte dei tedeschi: questo breve saggio viene considerato il manifesto programmatico di un movimento intellettuale che ha preso il nome di Sturm und Drang [Tempesta e Impeto]. Gli appartenenti a questo movimento, i quali vogliono studiare con passione tutte quelle opere antiche e moderne che trattano temi esistenziali, sono stati chiamati “Stürmer” [gli Attaccanti, i Tempestosi]: di che cosa si occupano questi intellettuali così desiderosi di apprendere?

     Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo dire che l’espressione Sturm und Drang [Tempesta e Impeto] è il titolo di un dramma composto nel 1776 da Friedrich Klinger [1752-1831] drammaturgo tedesco [naturalizzato russo in quanto ha sposato una nipote dell’imperatrice Caterina II] che nel 1803 è stato anche nominato dallo zar Alessandro I rettore della antica e prestigiosa Università di Tartu, la seconda città [oggi di circa 95mila abitanti] dell’Estonia che allora faceva parte dell’Impero russo.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

La città di Tartu, gemellata con Ferrara, è stata scelta per essere capitale europea della cultura nel 2024; visitatela con una guida dell’Estonia e navigando in rete, buon viaggio…

     Il dramma di Klinger intitolato Sturm und Drang [Tempesta e Impeto] si svolge in America al tempo della guerra d’indipendenza americana e racconta [sulla rete potete leggerne la trama] una storia passionale senza rispettare i canoni tipici del dramma tradizionale: per questo non ha avuto un particolare successo di pubblico, è stato più che altro il titolo, particolarmente attraente, a passare alla storia.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

La parola “tempesta” e la parola “impeto” sono molto evocative e appaiono spesso sotto forma di metafora nelle arti figurative, in musica, in teatro, in letteratura... Quali pensieri suscitano nella vostra mente le parole-chiave: tempesta e impeto?... 

Scrivete quattro righe in proposito…

A quale opera pittorica e a quale opera musicale vi fa pensare il termine “tempesta?...

Lasciate un appunto in modo da far crescere il livello della curiosità...

Se non avete mai letto il romanzo Cime tempestose [1847] di Emily Brontë questo è il momento di cimentarsi nella lettura di quest’opera: richiedetela in biblioteca...

Tempesta in un bicchiere d’acqua è il titolo di una commedia composta nel 1930 dallo scrittore tedesco Bruno Frank [1887-1945] il cui testo, in tre atti, narra, in chiave satirica e divertente, che il fenomeno è stato provocato dal Consiglio comunale di Monaco quando nel 1928 ha deciso di aumentale la tassa sui cani, e l’autore, attraverso la trama di quest’opera, vuole far emergere una morale politica secondo la quale bisognerebbe che le persone dimostrassero la stessa benevolenza al loro prossimo così come la dimostrano ai cani in questa rappresentazione... Bruno Frank, sebbene in tono leggero, denuncia la propaganda di matrice razzista che porterà la maggioranza delle cittadine e dei cittadini tedeschi a rendersi complici di una feroce dittatura… 

Chissà se questa commedia sarà in scena in qualche teatro del mondo?...

L’opera più famosa di Bruno Frank s’intitola Cervantes del 1934 ed è la biografia, scritta sotto forma di romanzo, dell’autore di Don Chisciotte [1605-1615] uno dei più grandi capolavori della Storia della Letteratura; questa biografia potete richiederla in biblioteca, incuriositevi...

     E ora torniamo alla domanda che abbiamo lasciato in sospeso.

     Ci siamo chieste e ci siamo chiesti di che cosa si occupano gli Stürmer? Ebbene, i protagonisti del movimento intellettuale denominato Sturm und Drang [Tempesta e Impeto] si occupano in primo luogo dei temi riguardanti la Natura, e sono attratti da tutti gli oggetti inanimati e da tutti gli esseri viventi che esistono nell’Universo: gli animali, i vegetali e i minerali. Sono affascinati dalle Leggi che governano le varie fasi della vita dell’Universo; vorrebbero capire la logica, ancora perlopiù indecifrabile, su cui si regge l’ordine dell’Universo stesso; sono interessati a studiare tutte le Opere che, da sempre, hanno descritto i fenomeni, indagato i misteri e contemplato gli eventi della Natura. Inizialmente se ne occupano con un’impostazione di carattere scientifico, di stampo illuminista, domandandosi, influenzati dal pensiero pedagogico di Kant, quale sia il metodo più efficace per conoscere la Natura tanto nei particolari quanto nel suo complesso, indagandone razionalmente i vari aspetti in modo meccanico e matematico perché ritengono - utilizzando i canoni della ragione e seguendo le regole date dall’esperienza - che la Natura [“il grande Tutto”] possa offrire suggerimenti preziosi per consentire alla persona di costruire la felicità sulla Terra e di far avanzare il progresso. I giovani Herder, Goethe, Lenz, Klinger, Schiller sono i principali appartenenti al movimento degli Stürmer e si aggregano con l’intento di vivere a stretto contatto con la Natura in modo da poterne studiare tutti gli elementi e fanno una scoperta che ritengono determinante: rimangono affascinati dal fatto che «la Natura è pervasa da un sentimento, e in essa si coglie un impulso che va oltre la ragione. E l’impulso della Natura [affermano gli Stürmer] stimola e compenetra i sentimenti dell’animo umano tanto da far confondere spesso la ragione.».

     A partire dal 1770 questi giovani studiosi si trovano uniti a discutere su come si possa mettere in evidenza - per iscritto e in diverse forme d’arte - il fatto che «il sentimento della Natura affascina la mente della persona, confonde la ragione ma stimola l’intelligenza», e intorno a questa idea si sviluppa il movimento dello Sturm und Drang: quindi, la Natura viene esaltata dagli appartenenti a questa corrente di pensiero e viene considerata da loro non tanto come un campo d’indagine sul quale attuare la ricerca scientifica ma viene celebrata, onorata e magnificata come una forza sublime e potente. Gli Stürmer indagano sulla forza oscura, misteriosa, affascinante che caratterizza la Natura e che mette in subbuglio la ragione, e che sembra sfuggire alle definizioni dell’intelletto tanto da essere percepita, affermano gli Stürmer, solo dall’istinto del genio. Scrivono gli Stürmer: «Dalla Natura si sprigiona un’energia sentimentale che colpisce nel profondo l’Io della persona la quale deve compiere un notevole sforzo per non perdere il controllo della propria ragione!».

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Quando, dove, come vi è successo di percepire la forza sublime, potente, misteriosa e affascinante della Natura capace di sprigionare la sua potente energia sentimentale?...

Scrivete quattro righe in proposito, assecondate il rapporto tra Natura e Coltura...

     Sulla base di queste idee gli Stürmer danno vita a una poetica, che cosa significa?

     La Natura secondo gli Stürmer deve certamente essere studiata con le metodologie codificate razionalmente dalla Scienza ma questo non basta, affermano gli Stürmer, perché per penetrare e per conoscere la Natura nelle sue prerogative più profonde bisogna saper descrivere i suoi aspetti, raccontare le manifestazioni dei suoi fenomeni e intuirne i fremiti utilizzando lo strumento della poesia secondo la definizione che ne ha dato Johann Gottfried Herder: «Per intuire e per conoscere i fremiti che scaturiscono dall’intimo della Natura è necessario l’utilizzo della poesia: non della poesia accademica [la Kunstpoesie, la poesia d’arte] ma della poesia geniale [la Naturpoesie, la poesia di natura]. Nella poesia d’arte prevale l’influsso della ragione, fredda filtrata artificiosa, mentre la poesia di natura è il frutto dell’intuizione geniale di chi si trova in un intimo rapporto con l’impulso della Natura! La persona riconosce in sé il Genio quando sente il proprio Io entrare in contatto profondo con il sentimento della Natura, e dall’incontro tra Genio e Natura scocca la scintilla della conoscenza.». Gli Stürmer [Goethe, Lenz, Klinger, Schiller] fanno propria questa definizione della poesia formulata da Herder e scrivono il manifesto della loro poetica che è formato da sole due parole-chiave: «Natur und Genie!»[Natura e Genio!]. Gli Stürmer vogliono mostrare questi due termini [Natura e Genio] indissolubilmente uniti perché intendono evidenziare il rapporto di corrispondenza, misterioso ma necessario, che sussiste tra le Leggi, spesso insondabili ed enigmatiche, della Natura e l’attitudine eccezionale del Genio.

     Il Genio [l’Io geniale, affermano gli Stürmer] è svincolato da ogni convenzione e regola esterna e interna, obbedisce unicamente all’impeto [Drang] dell’energia vitale e irrefrenabile con cui si manifesta la Natura, ma il Genio è dotato di una particolare forma di intelligenza intesa come acutezza d’ingegno, particolare talento, singolare disposizione d’animo, speciale inclinazione alla comprensione, grande attitudine alla creatività, fervida immaginazione, massima inventiva, enorme estro, e gli Stürmer aspirano a essere dotati di questa forma di intelligenza.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Voi quale termine legato alla genialità vorreste mettere in evidenza per primo: l’ingegno, il talento, la disposizione d’animo, l’inclinazione alla comprensione, l’attitudine alla creatività, l’immaginazione, l’inventiva, l’estro?… Gli Stürmer pensano che la genialità bisogna andarsela a cercare stando a stretto contatto con la Natura, voi cominciate questa ricerca scegliendo una parola e scrivendo quattro righe in proposito… 

     Il frammento che ora leggiamo è stato scritto da Goethe nel 1780, e lui lo avrebbe voluto inserire nel testo di una tragedia, ispirandosi ad Euripide, che aveva scritto nel 1779 in prosa intitolata Ifigenia in Tauride, che nel 1787 riscriverà in versi.

     Quando incontreremo Goethe prenderemo atto che lui studia la Natura con grande interesse in termini scientifici [si occupa di mineralogia, di botanica, di anatomia, di ottica] e poi, con mirabile efficacia, descrive le sue scoperte in chiave poetica codificando un genere letterario di grande successo] che ha preso il nome di “prosa ritmica”.

Johann Wolfgang Goethe,  Ifigenia in Tauride  

Frammento in prosa ritmica

IFIGENIA  Natura! Circondàti e avvinti a lei, non ci è dato di uscire dal suo amplesso, né di penetrare più in fondo ad essa. Non pregata e senza avvertirci, ella ci accoglie nel vortice della sua danza, e si slancia via con noi, finché cadiamo nelle sue braccia.  Viviamo in lei e le siamo stranieri. Incessantemente parla con noi, ma non si tradisce non svela i suoi misteri. Di continuo operiamo su di lei, eppure su di lei non abbiamo potere alcuno. Tutto nelle sue creature vive, ma la madre dov’è? Ella è l’unica artefice: dalle creazioni più semplici passa alle più complesse, alle più perfette senza alcuna apparenza di sforzo, con la massima precisione e sempre con delicatezza. Ogni sua opera ha la sua propria fisionomia, ogni suo manifestarsi ha un suo proprio significato, eppure è parte di un solo Tutto. Ella in questo mondo mi ha condotto, e da questo mondo ella mi farà uscire. Mi affido a lei. Ella può contare su di me. Non odierà l’opera sua. Ma non ho parlato di lei. No; quanto è vero e quanto è falso, tutto è stato detto da lei. Tutto è colpa mia, tutto è suo merito. …

     Nelle parole di questo testo è scomparso il proposito di scoprire attraverso quali Leggi [scientifiche, matematiche e meccanicistiche] si manifestano gli eventi naturali e si descrive la Natura come se fosse il regno della fantasia e dei sentimenti ineffabili: si capisce che gli Stürmer, nel rivalutare il sentimento, contrariamente dagli illuministi, iniziano a considerare la Natura non tanto come il regno della scienza ma come il regno del mito! La Natura, pensano gli Stürmer, non è soltanto un laboratorio per la ricerca scientifica ma è soprattutto un vasto territorio costellato di stampi mitici depositati nel profondo dell’Io di ogni individuo e quando, a contatto con la Natura, l’apparato sentimentale della persona esercita la sua funzione conoscitiva il mito emerge nella sua mente.

     Gli Stürmer considerano la Natura il regno del mito e, quindi, si dedicano allo studio della cultura greca, e trovano nei testi delle Tragedie [di Eschilo, di Sofocle, di Euripide] tutta una serie di modelli mitici [Dioniso, Orfeo, Elena, Ettore, Achille, Ifigenia, Zeus, Prometeo, Odisseo, Pelope, Atreo, Tieste, Oreste, eccetera…] che donano linfa alla loro riflessione intellettuale. Gli Stürmer colgono l’idea che “la Natura è il regno del mito” studiando un’opera che in greco s’intitola Ellados periegesis [Periegesis significa “guida”, Ellados significa “della Grecia”, ma i curatori di questo testo, fin dal Rinascimento, hanno preferito intitolare quest’opera Viaggio in Grecia piuttosto che “Guida della Grecia”]. L’autore di quest’opera si chiama Pausania e di lui si sa poco: si presume sia nato all’inizio del II secolo in Asia Minore, regione che faceva parte dell’Impero romano, nella città di Magnesia per cui è vissuto sotto i regni degli imperatori Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio che vengono considerati illuminati perché, anche per contrastare la crisi dell’istituzione imperiale ormai in atto, s’impegnano sul piano intellettuale dando valore soprattutto alla cultura greca [ricordate Memorie di Adriano”?]. Pausania, che di sicuro appartiene a una famiglia benestante, ha avuto una solida istruzione basata sui testi di Omero, di Esiodo, di Pindaro e, quindi, studia, viaggia, riflette, ricerca e scrive: la sua opera Ellados periegesis è, potremmo dire, la più antica guida turistica della Storia anche se è molto di più di una guida. Difatti, nell’anno 2003, nel corso del viaggio sul territorio della Tragedia, ne abbiamo parlato per quasi un itinerario intero ma noi ora senza dilungarci dobbiamo mettere in evidenza perché quest’opera interessa agli Stürmer. «Ho illustrato [scrive Pausania nell’incipit] compiutamente tutti i monumenti della Grecia» e poi descrive anche i luoghi, le strade, i percorsi con le relative distanze, i monti, le isole, i paesaggi, la flora e la fauna della Grecia. Però bisogna anche ragionare sul fatto che tra Pausania e gli Stürmer sono passati circa 1600 anni [e gli Stürmer ci hanno riflettuto, così come noi ora riflettiamo sul fatto che Pausania ci precede di 1800 anni] e i monumenti dell’antica Grecia che Pausania dice di aver visto sono lontani nel tempo anche da lui di 700, 800, 1000 anni e, di conseguenza, quei reperti sono lontani da noi e dagli Stürmer come lo sono da Pausania e, quindi, lui dei monumenti dell’antica Grecia vede spesso [come noi] delle montagne di sassi, dei ruderi, dei resti. Le omissioni di Pausania sono numerose e dipendono dal fatto che gli oggetti anche importanti di cui Pausania non parla sono finiti da tempo sotto terra, mentre, per altro verso, per quasi tutte le regioni della Grecia, Pausania c’informa meglio di quanto fino a oggi abbia potuto fare l’archeologia: molti reperti antichi che Pausania aveva ancora potuto vedere sono stati trovati su indicazione del Periegesis. Tuttavia l’opera di Pausania è stata fortemente criticata, a cominciare dal 1877 da Wilamowitz, perché considerata priva di spirito scientifico, ma Pausania non aveva e non poteva avere questa intenzione perché - ed è questo fatto che interessa agli Stürmer - lui ha un altro intento e, quindi, quando descrive il paesaggio naturale non è animato da uno spirito scientifico.

     Ora, per esemplificare questa idea, se avessimo il tempo di leggere [come hanno fatto con molta attenzione gli Stürmer] il Libro VIII del Periegesis dedicato alla regione dell’Arcadia potremmo apprezzare «la capacità dell’autore di sentire e di rappresentare la natura e il paesaggio» [scrivono gli Stürmer] con i suoi monti e i suoi boschi di querce e di faggi, con i suoi burroni e i suoi ripidi corsi d’acqua e con la fauna inquietante che popola questa regione [di serpi, di lupi, di cinghiali, di lepri, di daini, di uccelli singolari e di orse e di orsi] e, naturalmente, viene voglia di andarla a visitare; ma ciò che Pausania vuole mettere in evidenza [e che colpisce gli Stürmer e anche noi oggi] è che qualunque riserva naturale offre questo scenario e “diventa un’Arcadia” perché l’immagine che Pausania ne dà è filtrata non attraverso la scienza o la biologia ma attraverso la mitologia. La mitologia, mette in evidenza Pausania e gli Stürmer ne sono affascinati, è inscritta nel paesaggio attraverso la rete dei racconti delle origini, e a ogni monte a ogni albero a ogni fiume a ogni animale corrisponde un mytos [un racconto epico] e camminare in questi luoghi è come celebrare un culto [è cultura]: diventa un incontro con lo straordinario e con il meraviglioso. Pausania vede spesso monumenti ridotti a mucchi di pietre e di questi sassi racconta il mito, la leggenda e i rituali, e raccoglie le testimonianze di chi ancora ricorda le antiche tradizioni e le epiche narrazioni legate a questi sassi.

     Gli Stürmer trovano nell’opera di Pausania la conferma che “la Natura è il regno del mito” e ritengono di poter utilizzare i grandi racconti mitici per rimodellare la Natura utilizzando la chiave del sentimento e il genere della poesia.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Con una guida della Grecia e navigando in rete andate a visitare la regione dell’Arcadia posta nella zona centrale del Peloponneso...  La regione dell’Arcadia [popolata anche da orse e da orsi, come ci racconta Pausania] prende il nome dal leggendario re Arcas, figlio di Zeus e della ninfa Callisto: andate a scoprire, utilizzando la rete e un Dizionario mitologico, che ruolo mitico ha la ninfa Callisto, ancella della dea Artemide (Diana per i Latini), incuriositevi... 

Ovidio, nel Libro II de Le metamorfosi [dal verso 401 al verso 530], narra l’episodio in cui Giove [Zeus], dopo aver preso l’aspetto di Diana [Artemide, dea della caccia], seduce e feconda la ninfa Callisto che concepirà Arcas; naturalmente Giunone [Era] la moglie di Giove si arrabbia moltissimo [come al solito] e fa in modo che la ninfa venga trasformata in orsa e poi nell’Orsa maggiore ed esiliata in cielo, e anche Arcas viene mutato nella stella Arturo, la più luminosa della costellazione del Boote: la quarta più brillante del cielo notturno, incuriositevi... Ritengo possiate leggere subito il racconto di Ovidio, di tre pagine, perché immagino che quest’opera sia nella vostra biblioteca domestica, e Pausania nel Libro VIII del Periegesis sostiene [per la delizia degli Stürmer] che ogni orsa e ogni orso che popola la regione dell’Arcadia è l’esempio vivente di questo mito perché “la sostanza della Natura è mitologica”...

La ninfa Callisto [dalla “bellezza travolgente” come dice il suo nome] è stata raffigurata nel ‘600 e nel ‘700 da molti pittori spesso nuda e sempre in carne [e sulla rete trovate un’ampia carrellata di immagini]; inoltre è anche la figura centrale in un’opera, intitolata La Calisto, musicata dal compositore cremasco Francesco Cavalli [1602-1676] su Libretto del veneziano Giovanni Faustini [1615-1651]… Questo dramma in musica in tre atti è stato rappresentato e registrato diverse volte in questi ultimi anni in ragione della rivalutazione della musica barocca: ebbene, utilizzando le azioni del conoscere, del capire e dell’applicare, con la ninfa Callisto ci si può divertire nell’Officina dell’apprendistato cognitivo... 

In biblioteca, infine, potete richiedere il Viaggio in Grecia di Pausania anche solo per osservare le immagini che ne corredano i volumi e, poi, magari ne potete leggere anche qualche pagina: non rinunciate a investire in intelligenza, esercitatevi ad analizzare, a sintetizzare e a valutare...

     Lo studio dell’opera Ellados periegesis di Pausania porta gli Stürmer [da cosa nasce cosa] a entrare in contatto e in sintonia con le Opere di Shakespeare che dal 1600 ha rimodellato gli stampi tragici greci in forma moderna, e per gli Stürmer i Drammi shakespiriani diventano un modello su cui fondare una poetica nuova. Leggiamo, in proposito, un frammento tratto dal famoso saggio-breve scritto da Herder, Goethe e Möser, pubblicato nel 1773, e intitolato Intorno al carattere e all’arte dei tedeschi.

J.G. Herder, J.W. Goethe, J. Möser   Intorno al carattere e all’arte dei tedeschi

Noi, procedendo come rapsodi, seguendo la via dei Greci, siamo arrivati a Shakespeare che completa e va oltre i Greci. Se in Eschilo predomina il lato di un’azione, Shakespeare lavora sulla totalità di un evento intero. Se in Sofocle prevale il lato di un carattere, in Shakespeare dominano tutti i caratteri, i ceti sociali e i modi di vita, idonei e necessari a formare la tematica del suo concerto. Se in Euripide risuona una lieve voce canora, Shakespeare parla ogni tipo di lingua, ed è interprete della Natura in tutti i suoi modi di espressione; per vie diverse i tragici greci e Shakespeare confidano nella medesima divinità! E se i tragici greci hanno formato il carattere ellenico, così Shakespeare ha formato il carattere mitteleuropeo che ha tradotto nelle creature leggiadre che si agitano nel capolavoro della sua Tempesta …

     Abbiamo detto che lo studio dell’opera Ellados periegesis [Viaggio in Grecia] di Pausania porta gli Stürmer a entrare in contatto e in sintonia con le Opere di Shakespeare che dal 1600 ha rimodellato gli stampi tragici greci in forma moderna, e per gli Stürmer le Opere di Shakespeare diventano un modello su cui fondare una poetica nuova.

     La prima opera di Shakespeare a cui gli Stürmer si rifanno, come ora abbiamo letto, è quel capolavoro che s’intitola La tempesta, “Der Sturm”, nella lingua degli Stürmer, opera teatrale in cinque atti scritta tra il 1610 e il 1611. Ne La tempesta il sipario si alza tra turbini di vento e onde altissime, e un veliero si dibatte contro la furia degli elementi, e a bordo del vascello l’equipaggio e i nobili passeggeri, vestiti di sfarzosi costumi, attendono, disperati e impotenti, l’imminente naufragio. All’orizzonte, illuminata dal bagliore dei lampi, s’intravede un’isola, e sulla roccia più elevata dell’isola, impavido, quasi a sfidare l’uragano, c’è un uomo di aspetto nobile e solenne che, avvolto in un ampio mantello color della notte, guarda il veliero in balia delle onde [è lui che, con i suoi poteri, ha scatenato la tempesta]; ebbene, con questa scena straordinaria, piena di emozione e di mistero, si apre La tempesta di Shakespeare, un capolavoro che unisce i caratteri della tragedia con quelli della commedia ma che, secondo gli Stürmer, si dipana come una fiaba, ed è il primo modello ideale di fiaba romantica.

     A tessere le fila di questa fiaba è il misterioso personaggio che abbiamo visto intento a scrutare l’orizzonte: Prospero, principe e mago [ma anche il legittimo Duca di Milano, spodestato dal fratello usurpatore], che in questo sperduto angolo di mondo vive confinato con la figlia, l’incantevole Miranda, e con il mostruoso e infido servo Calibano, e con il leggiadro spiritello Ariel pronto ai suoi comandi per compiere i più mirabolanti sortilegi, quali sortilegi? Per saperlo [ora non si può raccontare tutto] bisogna leggere [o rileggere] il testo de La tempesta.

     Sullo sventurato vascello, non a caso, navigano proprio i nemici di Prospero: i responsabili del suo lungo e doloroso esilio su quest’isola inospitale; ma la rivincita di Prospero sarà ispirata da un desiderio di giustizia, non di vendetta, tanto che, da questa stessa nave sbarcherà, per Miranda, anche una persona da amare. E, in proposito, per conoscere l’andamento di questi avvenimenti significativi, bisogna leggere il testo de La tempesta. Nell’arco breve di un giorno, fino al calar del sole, le avventure si susseguono, e si susseguono i prodigi. Tra gli alberi e le rocce dell’isola si aggirano tutti gli scampati,  miracolosamente, al naufragio: nobiluomini impauriti, lupi di mare ubriaconi, traditori pronti a metter mano al pugnale, e c’è  anche un buffone che dice cose molto irriverenti, ma nell’aria - percorsa da inquietanti sussurri e musiche arcane - pullulano presenze misteriose, e il bosco [la Natura] è popolato di mitiche figure, di folletti danzanti, di spiritelli dispettosi.

     Ne La tempesta l’esplicitarsi della forma fiabesca prevale sul dipanarsi della trama e questo elemento invita alla riflessione. Shakespeare, a conclusione della rappresentazione fa dire a Prospero, mago e incantatore, che ogni persona del pubblico ha avuto la possibilità di vivere dentro a una fiaba confezionata con la stessa materia di cui sono fatti i sogni, alludendo al fatto che i sogni hanno una natura mitica [sognare è come entrare nel territorio del mito]. Shakespeare mette in scena, ne La tempesta, dei personaggi che sono dei veri e propri modelli mitici e fornisce agli Stürmer un metodo per studiare la Natura e interpretare i moti dell’animo umano.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Leggete o rileggete il testo – chiedendolo in biblioteca – de La tempesta di William Shakespeare…  E poi sulla rete potete assistere a una rappresentazione, tanto teatrale quanto cinematografica, di quest’opera in attesa di poterla vedere rappresentata dal vivo...

     Goethe in un discorso [stampato nel 1775] intitolato Per il giorno onomastico di Shakespeare esalta questo personaggio - che ha saputo coniugare Genio e Natura [Natur und Genie!] - a nome di tutti gli appartenenti al movimento dello Sturm und Drang. Leggiamone un frammento significativo.

Johann Wolfgang Goethe,  Per il giorno onomastico di Shakespeare

E io grido: Natura! Natura! Nulla è così Natura come i personaggi di Shakespeare.

E allora lasciatemi aria, che possa parlare! Egli gareggiò con Prometeo, imitò tratto per tratto le sue creature e le animò tutte col soffio geniale del suo spirito. …

     Gli Stürmer esaltano Shakespeare e polemizzano con i pensatori illuministi che considerano le Opere di Shakespeare irrazionali, fantasiose, passionali, sentimentali e romantiche: per gli illuministi il termine “romantico” ha una valenza negativa, e della storia di questa parola, strada facendo, ce ne dobbiamo occupare.

     Gli Stürmer subiscono il fascino delle opere di Shakespeare e ne utilizzano lo stile per creare un loro modo di fare poesia: l’ispirazione poetica diventa il metodo che usano per interpretare la Natura e tentare di conoscerla, indagarla e penetrarla intimamente in maniera mitica e sentimentale, in polemica con il sistema razionale e scientifico. La persona, secondo gli Stürmer, vale in quanto dotata di sentimento, e lo spirito poetico si annida nel sentimento umano, e il contatto con la Natura stimola la persona a manifestare i propri sentimenti attraverso lo spirito poetico. La poesia, per gli Stürmer, serve a dare voce all’incontro tra la Natura umana [l’interiorità] e la Natura che ci circonda [l’esteriorità] e questa peculiarità si manifesta come uno strumento di conoscenza e, di conseguenza si domandano gli Stürmer, fino a che punto la poesia può essere considerata uno strumento di conoscenza? Questo tema in forma di interrogativo posto dagli Stürmer continua a movimentare il dibattito culturale, al quale purtroppo partecipano poche persone.

     Partendo dallo studio delle Opere di Shakespeare gli Stürmer scoprono dei temi significativi, dei motivi culturali importanti sui quali riflettere, scoprono l’arte gotica, il valore del paesaggio, il gusto di fantasticare, la ribellione titanica, la religione del cuore, il valore del genio: ebbene, su questi temi rifletteremo strada facendo facendoci accompagnare da Goethe già dal prossimo itinerario.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

E voi, anche se non avete ben presente quale sia la sua portata, quale di questi temi - l’arte gotica, il valore del paesaggio, il gusto di fantasticare, la ribellione titanica, la religione del cuore, il valore del genio - mettereste per primo?...  Scegliete [come ci suggerirebbero di fare gli Stürmer] la dicitura che, secondo voi, ha una maggiore valenza poetica...   

     E ora, come abbiamo annunciato all’inizio, dobbiamo incontrare ancora Immanuel Kant perché nell’anno 1789 riceve una visita da parte di un giovane viaggiatore proveniente da San Pietroburgo che si chiama Nikolaj Karamzin.

     Nikolaj Karamzin parte da San Pietroburgo il 26 maggio 1789 alla volta di Riga in Lettonia, poi sbarca in Prussia a Königsberg con l’intenzione di incontrare Kant e, difatti, gli fa visita il 19 giugno 1789. Karamzin è un giovane studioso, un letterato, un poeta di 23 anni che ha letto tutte le opere che fino a quel momento Kant ha pubblicato, ed è rimasto colpito soprattutto dai Sogni di un visionario chiariti coi sogni della metafisica e dalla Critica della ragion pura; inoltre, Karamzin, ha letto il saggio di Herder [ex studente di Kant] intitolato Idee per la filosofia della Storia dell’Umanità, che abbiamo studiato quindici giorni fa, e si riconosce nell’idea che “sono le classi popolari a essere depositarie della Storia dell’Umanità”. Karamzin sa che Kant ha da poco pubblicato la Critica della ragion pratica e che sta scrivendo la Critica del giudizio e considera Kant un grande personaggio. Nikolaj Karamzin [ed è doveroso conoscerlo meglio] è nato nel 1766 a Simbirsk nella Russia occidentale.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Simbirsk dal 1924 si chiama Ul’janovsk in onore di Lenin che si chiamava Ul’janov e che qui è nato nel 1870, ed è una città [oggi di circa 630mila abitanti] situata nella valle del Volga dotata di un grande porto commerciale: visitatela e leggetene la storia navigando in rete, incuriositevi…

     Nikolaj Karamzin ha frequentato l’Università a Mosca laureandosi in Storia, in Letteratura e in Filologia, e si è dedicato allo studio delle tradizioni popolari russe spronato dall’esempio di Herder, diventando un grande raccoglitore e trascrittore di fiabe, e un attento lettore di trattati filosofici provenienti dalla Francia, dalla Germania e dall’Italia. Nel 1783 Karamzin si trasferisce a San Pietroburgo dove entra in contatto con i giovani letterati appartenenti al “Movimento sentimentale russo” di cui diventa un esponente di spicco. Questa corrente letteraria ripercorre le stesse tappe dello Sturm und Drang tedesco e i poeti del Sentimentalismo russo celebrano in modo raffinato il culto del sentimento basato su una concezione intimistica della Natura: secondo loro la Natura è lo specchio dell’anima e il contatto con la Natura è un fenomeno interiore che deve essere espresso attraverso la poesia e, di conseguenza, per i poeti Sentimentalisti russi, come per gli Stürmer, l’uguaglianza tra le persone non è più basata sulla ragione ma sul sentimento e sul fatto che ogni essere umano è dotato di un cuore sensibile, ed è il sentimento il vero tramite della comunicazione tra le persone, e il genere letterario della poesia diventa il principale strumento della conoscenza, superiore anche al linguaggio scientifico.

     I Sentimentalisti russi esaltano l’amicizia che viene considerata il sentimento più alto e sono tutti giovani provenienti da famiglie della nobiltà terriera [gli sfruttatori] che però sentono il peso della loro origine, e cominciano a pensare che andrebbe smantellata la divisione in classi di appartenenza, cominciando con l’abolizione della servitù della gleba: non si è nobili per ragioni ereditarie, di ceto, di classe, ma è nobile la persona che sa esaltare i valori del sentimento dell’amicizia; questi giovani aristocratici sono attratti dalle tradizioni popolari che considerano il deposito dell’autentica cultura sentimentale, e teorizzano una società senza classi. Sul loro manifesto scrivono: «Non più servi, non più padroni, ma persone affratellate.». Sanno di esporsi a un rischio [la polizia zarista comincia a controllarli] e allora, per dare forza a queste idee, giovandosi del fatto di vivere in una società cristianizzata, teorizzano una vera e propria “Teologia dell’amicizia”. Scrivono i Sentimentalisti russi: «Gesù Cristo è l’amico per eccellenza di tutte le anime, ed è, quindi, presente in ogni rapporto di amicizia: l’amico è come un fratello, l’amica è come una sorella, siamo tutte figlie e tutti figli di Dio e, di conseguenza, siamo chiamate e chiamati a costruire una società fondata sull’uguaglianza e la fraternità.».

     I giovani Sentimentalisti russi vengono schedati dalla polizia come “corrotti, disfattisti e pericolosi per lo Stato, per la Patria, per la Famiglia” e sono costretti a operare nella clandestinità, e un certo numero di loro finisce in galera. Anche Nikolaj Karamzin nel 1792 rischia di essere condannato a causa della rivista letteraria che dirige: il governo zarista [e pensare che Caterina II si vantava di coltivare idee illuministe] reprime duramente qualunque forma di indipendenza di pensiero soprattutto dopo ciò che sta avvenendo in Francia dall’estate del 1789.

     Nikolaj Karamzin continua per tutta la vita a occuparsi di Letteratura, a scrivere e a far scrivere, a fondare riviste facendo conoscere alle lettrici e ai lettori russi i più importanti autori europei, antichi e moderni, scontrandosi costantemente con la censura: non si potevano neppure tradurre liberamente le opere di Demostene dal greco e di Cicerone dal latino perché erano repubblicani! E lui combatte con ironia e intelligenza contro questa mentalità retriva. I temi proposti dal Movimento sentimentale russo, soprattutto pietroburghese, hanno influenzato la Letteratura russa ed europea dell’800 e del ‘900.

     Devo [come faccio spesso] anche questa sera per fare un esempio citare Guerra e pace di Leone Tolstoj per dire che, circa ottant’anni dopo l’esperienza letteraria di questo movimento, nel romanzo di Tolstoj del 1864, in molte pagine, si sente l’influsso poetico lasciato in eredità dai Sentimentalisti. In Guerra e pace spicca il tema del rapporto tra la Natura e i sentimenti [quali sono le doti della Natura che influenzano positivamente la condizione umana, “il sentire umano”?], e questo tema è centrale tanto nella poetica dello Sturm und Drang quanto in quella del Sentimentalismo russo [un tema già centrale anche nelle opere di Rousseau e nella Critica del giudizio di Kant].

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Se si legge o si rilegge Guerra e pace si scopre che Tolstoj mette in evidenza quali sono le doti della Natura che hanno una ricaduta positiva su “il sentire umano”...  Il rapporto tra la Natura e l’apparato sentimentale umano [scrive Tolstoj] genera effetti positivi: calma l’ansia, allontana la depressione, favorisce la riflessione e la concentrazione, stimola il ragionamento, fa aumentare la vitalità, rafforza l’autostima, accende la creatività, potenzia la memoria, concilia il sonno, rinvigorisce la capacità percettiva dei sensi...

Di quale o di quali effetti positivi ha potuto usufruire il vostro apparato sentimentale al contatto con la Natura e, in particolare, con quale aspetto della Natura [foresta, bosco, montagna, mare, deserto, o altro tipo di paesaggio] ?...    

Scrivete quattro righe in proposito su questo tema di grande attualità... 

Perché la Natura è stata violentata tanto da fiaccarne le doti?...

     Nikolaj Karamzin, nel suo viaggio del 1789, visita la Prussia, la Sassonia, la Svizzera, la Francia, l’Inghilterra, incontra Herder, conosce le opere di Rousseau e si rende conto che “la coltura sentimentale” sta germogliando in tutta Europa. Quando nel 1790 torna a San Pietroburgo, conscio delle conoscenze acquisite, comincia a pubblicare le sue opere e a prodigarsi in un’intensa attività intellettuale.

     Nikolaj Karamzin durante il suo viaggio del 1789 in Europa ha tenuto un diario e, tornato a San Pietroburgo nel 1790, pubblica Lettere di un viaggiatore russo, uno scritto di grande interesse in cui racconta gli episodi, le impressioni avute e i sentimenti provati nel corso del suo viaggio, e in quest’opera riporta il significativo racconto del suo incontro con Kant a Königsberg il 19 giugno 1789.

     Nel 1792 pubblica un racconto dallo spiccato taglio romantico intitolato La povera Lisa [provate a richiederlo in biblioteca, è un testo che esemplifica bene lo stile dei Sentimentalisti russi], e poi, in un momento di maggior apertura ideologica in Russia, durante il regno dello zar Alessandro I, citato in Guerra e pace, Karamzin nel 1816 viene incaricato di scrivere una monumentale Storia dello Stato russo,: lavora a quest’opera con grande impegno sempre in contrasto con la censura, fino al 1826, l’anno della sua morte.

     Sono famose le riviste che Karamzin ha fondato e diretto, la più importante si chiama La rivista Moscovita che ha avuto il merito di aprire gli ambienti culturali russi alla cultura europea [tedesca, francese, inglese, e italiana].

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Esiste un libretto che pubblica le pagine delle Lettere di un viaggiatore russo in cui Nikolaj Karamzin racconta il suo incontro con Kant... Questo libretto s’intitola Incontro con Kant”  e lo potete richiedere in biblioteca… Incuriositevi...

     Adesso, per concludere, ne leggiamo una pagina.

Nikolaj Karamzin,  Lettere di un viaggiatore russo

Königsberg, 19 giugno 1789

Amici miei cari, sono arrivato qui ieri alle sette del mattino e mi sono fermato, insieme con i miei compagni di viaggio, alla trattoria presso Scenk. Königsberg, capitale della Prussia, è una delle grandi città europee. Un tempo è stata una delle città anseatiche. Attualmente le sue attività commerciali sono abbastanza considerevoli. È situata sul fiume Pregolja che è talmente profondo da essere navigabile anche da grosse navi mercantili. Si contano circa 4000 edifici e 40.000 abitanti, un po’ poco considerando la grandezza della città! Adesso sembra molto popolosa perché molta gente si è riunita qui per la fiera che inizia da domani. Ho visto edifici abbastanza belli, ma non grandi come quelli di Mosca e Pietroburgo, sebbene in generale Königsberg sia costruita quasi meglio di Mosca. La guarnigione locale è così numerosa che dappertutto saltano agli occhi uniformi. Ieri sera cenai a un tavolo dove sedevano vecchi Maggiori, grossi Capitani, prestanti Tenenti, imberbi Sottotenenti e Ufficiali. Il soggetto della loro chiassosa conversazione era la passata rassegna militare. Poi servirono con grande premura la francesina [il lesso rifatto] e allora temporaneamente si fece silenzio. Solo una volta decisi che era meglio pranzare da solo in camera; aprii la finestra che dava sul giardino e da lì si diffuse nella mia minestra tedesca il meraviglioso odore di saporiti ortaggi.

Ieri, dopo pranzo, mi recai in visita dal famoso signor Kant, profondo e acuto metafisico, che critica sia Malebranche che Leibniz, sia Hume che Bonnet. Mendelssohn lo ha definito: “Kant lo smantellatore”. Io non avevo corrisposto con lui, ma l’audacia della città mi incoraggiò, e mi furono così aperte le porte del suo studio. Mi venne incontro un uomo anziano [65 anni], magro e di bassa statura, molto pallido. Le mie prime parole furono: “Sono uno studente russo, amo i grandi uomini e vorrei portare a lei, signor Kant, il mio omaggio”. Egli mi invitò subito a sedere, dicendo: “Ho scritto cose tali che non possono piacere a tutti, non molti amano la sottigliezza della metafisica”. Discutemmo per mezz’ora su diversi argomenti: sui viaggi, sulla Cina, sulla scoperta del Nuovo Mondo. Mi meravigliai delle sue conoscenze geografiche e storiche che da sole potrebbero colmare la capacità della memoria umana, ma per lui queste erano, come dicono i tedeschi, cose marginali. In seguito, e non senza affanno da parte mia, portai la conversazione sulla Natura e la Moralità dell’essere umano e ho un vivo ricordo della sua argomentazione [Karamzin non ha un registratore e, a mente, fa l’elenco scritto di tutti gli argomenti di cui Kant gli ha parlato, e volendo potete completare la lettura per conto vostro, incuriositevi] …

Che uomo onorevole! Chiedo scusa nel caso avessi deformato il suo pensiero in queste righe! Parlammo poi dei suoi nemici. “Voi li conoscete - disse - e vedete bene che sono brava gente”. Annotò poi per me due titoli di sue opere che non avevo ancora letto: Critica della ragion pratica e Metafisica dei costumi; conserverò questa annotazione come un ricordo sacro. Dopo aver scritto sul suo diario il mio nome, egli volle chiarire tutti i miei dubbi. Poi ci separammo. Eccovi, amici miei, una breve descrizione della conversazione, per me tanto interessante, che durò circa tre ore.  Kant parla velocemente e a bassa voce, cosicché è difficile comprenderlo; per questo dovetti ascoltarlo con tutti i nervi del mio udito in tensione. La sua casa è piccola e con poco mobilio. Tutto è semplice, eccetto … la sua Metafisica! …

     Karamzin, come abbiamo letto, scrive: «Parlammo poi dei suoi nemici. “Voi li conoscete - disse Kant - e vedete bene che sono brava gente”». Kant, quindi, ha parlato a Karamzin dei molti denigratori delle sue opere, ma Karamzin, nel suo resoconto, come abbiamo notato, non racconta nulla di questi “nemici di Kant” che Kant stesso definisce comunque “brave persone”; Karamzin ci fa capire di conoscere fatti e nomi, ma non li svela: non fornisce nessuna notizia in proposito, perché? È una domanda a cui bisogna cercare di dare una risposta.

     E poi sappiamo che gli Stürmer e i Sentimentalisti russi, con la loro poetica - critica nei confronti dell’invadenza della razionalità [e costoro la Critica della ragion pura l’hanno imparata da Kant] - mettono in evidenza il tema che abbiamo cominciato a trattare del rapporto tra la Natura e i sentimenti: ebbene, come si evolve questo tema che continua a essere di attualità?

     Per rispondere a queste domande dobbiamo procedere con lo spirito utopico che lo studio porta con sé consapevoli del fatto che non dobbiamo mai perdere la volontà di imparare, per questo la Scuola è qui e il viaggio, che è appena all’inizio, continua…

 

 

 

 

Lezione del: 
Venerdì, Ottobre 25, 2024