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SUL TERRITORIO DEL ROMANTICISMO TITANICO LA CITTÀ DI WEIMAR DIVENTA UN INTERESSANTE LABORATORIO INTELLETTUALE …

Lezione N.: 
5

ASSOCIAZIONE ARTICOLO  34 - «LA SCUOLA È APERTA A TUTTI»

PERCORSO DEL PENSIERO UMANO IN FUNZIONE

DELLA DIDATTICA E DELLA SCRITTURA

Prof. Giuseppe Nibbi

In viaggio sul territorio del Romanticismo titanico

11-12-13 dicembre 2024

SUL TERRITORIO DEL ROMANTICISMO TITANICO

LA CITTÀ DI WEIMAR DIVENTA UN INTERESSANTE LABORATORIO INTELLETTUALE …

     Questo è il quinto itinerario del nostro viaggio sul territorio del Romanticismo titanico ed  anche l’ultimo itinerario prima della vacanza natalizia e l’ultimo di quest’anno solare.

     Quindici giorni fa, come ricorderete, abbiamo incontrato Johann Wolfgang Goethe. Sappiamo che nell’autunno del 1775, dopo aver raggiunto la notorietà con il romanzo I dolori del giovane Werther di cui abbiamo parlato nell’itinerario precedente, Goethe si stabilisce a Weimar dove vive un decennio d’intensa attività ripartita tra la vita di corte, gli affari di Stato, gli studi scientifici e la produzione di opere letterarie. Ma [come abbiamo già detto quindici giorni fa] Goethe, a un certo punto, sente un nuovo bisogno di libertà, di provare nuove emozioni e, quindi, decide nel settembre del 1786, senza dire nulla a nessuno, di mettersi in viaggio verso un paese che lui considera mitico, misterioso e affascinate: l’Italia.

     Ma prima di seguire a febbraio Goethe in Italia dobbiamo anche noi soggiornare a Weimar perché questa città è diventata un interessante laboratorio intellettuale.

     Weimar è situata nella regione della Turingia nel centro della Germania [oggi ha circa 65 mila abitanti] ed è considerata per antonomasia “la città dei poeti e dei pensatori” che ha ospitato Goethe e Schiller [che incontreremo], ha ospitato Herder [che abbiamo già incontrato] e vi si è stabilito il poeta Christoph Martin Wieland [di cui parleremo]. Questi personaggi [Goethe, Schiller, Herder, Wieland] hanno contribuito a trasformare Weimar, da piccolo e insignificante centro di provincia, in una “metropolis” [una città madre, una città guida] della Storia della coltura europea e, di conseguenza, è necessario conoscere meglio questa città.

     La fondazione di Weimar risale al 1250, e il suo sviluppo inizia nel 1547 quando diventa il capoluogo del piccolo ducato di Sassonia-Weimar: precisamente lo splendore artistico di Weimar coincide con l’arrivo in città, nel 1552, di Lucas Cranach il Vecchio [1472-1553], un rinomato pittore e incisore [il ritrattista di Lutero di cui è stato amico, e creatore dell’iconografia protestante] che a Weimar ha lasciato il segno.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Utilizzando l’enciclopedia, consultando un volume di Storia dell’arte e navigando in rete, informatevi sulla vita e osservate le opere di Lucas Cranach il Vecchio...

Un certo numero di opere di Cranach il Vecchio sono conservate alla Galleria degli Uffizi tra cui Il ritratto di Lutero e della moglie Katharina von Bora e la famosa raffigurazione di Adamo ed Eva: se in queste due opere c’è un particolare che vi colpisce scrivete quattro righe in proposito, incuriositevi perché la curiosità invoglia la mente a fare ricerca…

     Altro momento importante per la città di Weimar è quando per nove anni tra il 1708 e il 1717 vi soggiorna come organista e concertista di corte Johann Sebastian Bach [1685-1750] che qui ha composto una raccolta intitolata Orgelbüchkein [Piccolo libro d’organo] contenente 45 preludi corali per organo [uno è in due versioni, e in tutto sarebbero dovuti essere 164] da eseguire nei momenti salienti dell’anno liturgico [quattro per l’Avvento, dieci per Natale, tre per Capodanno, due per la Candelora, sette per la Quaresima, sei per la Pasqua, tre per Pentecoste, più dieci pezzi di canti vari in funzione di Catechismo]; poi inizia a pensare a un’opera di carattere didattico che, pubblicata in seguito dal 1722, ha preso il nome di Il clavicembalo ben temperato, una raccolta in due Libri di toccate e fughe per strumento a tastiera; inoltre, comincia anche - man mano che crescono i suoi figli - ad abbozzare i brani per un’altra raccolta di cui parleremo prossimamente.  Quindi, anche Bach ha lasciato il segno a Weimar.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Utilizzando l’enciclopedia, un volume della Storia della musica e navigando in rete informatevi sulla vita e sulle opere di Johann Sebastian Bach e poi, sempre in rete, potete ascoltare i brani di Orgelbüchkein [Piccolo libro d’organo] e molti pezzi di Il clavicembalo ben temperato... L’ascolto di queste opere di Bach favorisce il rilassamento fisico e mentale, incuriositevi perché la curiosità deve servire per l’edificazione di una testa ben fatta ... 

     C’è poi un momento particolarmente fecondo nella storia della città di Weimar e il merito è di una donna convinta della necessità di investire in intelligenza.

     Nel 1758 muore per problemi di salute Ernesto Augusto Costantino [1737-1758] il giovanissimo [aveva appena ventun anni] duca di Sassonia-Weimar il quale nel 1756 aveva sposato la sedicenne Anna Amalia duchessina di Brunswick [1739-1807] la quale assolvendo al più presto al compito di dare un erede al ducato nel 1757 aveva partorito un figlio maschio, Carlo Augusto, e ne partorirà anche un secondo, Federico Ferdinando Costantino, nato subito dopo la morte del marito. La giovane vedova Anna Amalia duchessa di Sassonia-Weimar, che non si risposerà mai nonostante le numerose richieste di matrimonio che riceve dalle varie corti europee, prende su di sé la responsabilità del governo del piccolo ducato nel mentre si cura della formazione colturale e dell’educazione intellettuale dei suoi figli, in particolare del primogenito, Carlo Augusto, in modo da prepararlo ad assumere degnamente il governo di questo minuscolo Stato quando raggiungerà la maggiore età; dopo averlo affidato alle cure, fin troppo energiche, del conte Eustach von Gorz, chiama a corte nel 1771 come precettore del figlio, Christoph Martin Wieland, professore di filosofia, scrittore e poeta,come lui ama definirsi.

     Prima di fare conoscenza con questo personaggio, continuiamo la nostra escursione nella storia della città di Weimar. Intanto la duchessa Anna Amalia, su consiglio di Wieland e di Ludwig von Knebel (1744-1834) anch’egli scrittore e poeta chiamato a far da precettore al suo secondo figlio, nel 1774 invita a Weimar anche Goethe perché partecipi alla formazione del giovane duca Carlo Augusto. Tra Goethe, che accetta volentieri la convocazione, e il giovane duca s’instaura un rapporto di amicizia e di fattiva collaborazione istituzionale, come vedremo tra poco. È stato Goethe [nel 1776] a sollecitare il duca affinché chiamasse Herder come sovrintendente alle Arti e poi nel 1787 arriva a Weimar anche Schiller, il quale nel 1799 vi si stabilisce definitivamente, come vedremo. Si forma, quindi, a Weimar un vero e proprio cenacolo letterario e artistico gestito in prima persona dalla duchessa Anna Amalia.

     Goethe rimane a Weimar - con la sola interruzione del suo viaggio in Italia - fino alla sua morte nel 1832: noi sappiamo dall’itinerario precedente che qui, come ci ha raccontato lo scrittore Thomas Mann nel suo un romanzo intitolato Carlotta a Weimar [Lotte in Weimar, che si consiglia di mettere in lettura] nel 1816 Goethe rincontra, dopo quarant’anni, Lotte Buff la protagonista de I dolori del giovane Werther, l’opera che ha dato a Goethe la notorietà. E ora seguiamo seppur brevemente la storia di Weimar anche oltre l’epoca di cui ci stiamo occupando.

     Il compositore e pianista Franz Liszt [1811-1886] ha soggiornato ininterrottamente a Weimar dal 1848 al 1861 e anche lui ha lasciato un segno nella città, qui ha tratto ispirazione per comporre numerose opere tra cui il poema sinfonico, tratto a sua volta dal poema in versi Foglie d’autunno di Victor Hugo, intitolato Quello che si sente sulla montagna, opera meglio nota come Sinfonia della montagna.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Utilizzando l’enciclopedia, un volume di una Storia della musica e navigando in rete, potete informatevi sulla vita e sulle opere di Franz Liszt e volendo potete ascoltare la Sinfonia della montagna…  Incuriositevi perché la curiosità stimola la mente a investire in intelligenza...

     Friedrich Nietzsche [1844-1900] ha trascorso a Weimar gli ultimi tre anni della sua vita e vi è morto il 25 agosto del 1900.

     Ma il nome di Weimar è soprattutto legato anche al primo tentativo dei Tedeschi di darsi un vero ordinamento democratico, ed è qui che, il 6 febbraio 1919, dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale e l’abdicazione dell’imperatore Guglielmo II, si è riunita l’Assemblea nazionale per elaborare la Costituzione che ha dato poi il nome alla prima Repubblica tedesca: la Repubblica di Weimar. È un momento tumultuoso per la Germania e la scelta di Weimar come luogo per scrivere la prima Costituzione repubblicana è molto significativa perché l’Assemblea costituente non cerca solo un posto tranquillo, lontano dalla tumultuosa Berlino, ma la scelta di Weimar ha un valore simbolico: la nuova Germania vuole riallacciarsi alla tradizione umanistica e allo spirito dei suoi grandi pensatori, alla Weimar di Goethe, di Schiller, di Herder, di Wieland in contrapposizione alla Berlino della tradizione militare prussiana. L’Assemblea, riunita nel Teatro nazionale di Weimar, redige la Costituzione dal 9 febbraio al 31 luglio 1919 e la Carta entra in vigore il 14 agosto 1919: ma la Repubblica di Weimar dura soltanto quattordici anni e quest’esperienza si conclude, purtroppo, con l’ascesa al potere del nazismo nel 1933.

     Gli anni della Repubblica di Weimar sono stati fruttuosi sotto il profilo artistico e colturale, ed è difficile enumerare tutte le esperienze prodotte. Ricordiamo, in proposito, la figura di Walter Gropius [1883-1969], il fondatore del Bauhaus, una delle più famose Scuole della Storia dell’architettura, nella quale hanno operato Paul Klee e Vasilij Kandinskij, personaggi - legati al nome di Weimar – che hanno lasciato il segno nella Storia dell’Arte e della coltura europea.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Utilizzando l’enciclopedia, un volume della Storia dell’arte e navigando in rete informatevi sulla vita e sulle opere di Walter Gropius, di Paul Klee e di Vasilij Kandinskij… 

Incuriositevi perché la curiosità ci fa capire che siamo persone destinate a imparare ad imparare...

     Nel 1937 Weimar ha subito un affronto: a otto chilometri a nord della città è stato allestito il campo di sterminio di Buchenwald dove, sino al 1945, sono state rinchiuse oltre 230mila persone e oltre 56mila vi sono state assassinate. Oggi anche Buchenwald è un monumento in cui si ricorda che la ragione deve essere sempre illuminata dall’intelligenza e, la luce dell’intelligenza, come insegnano i Dialoghi di Platone e le Opere di Kant, è data dall’idea del Bene che deve radicarsi profondamente nel pensiero di ogni persona attraverso l’Educazione.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Con una guida della Germania e navigando in rete potete puntare la vostra attenzione sui monumenti che ci sono a Weimar soprattutto su quelli legati ai personaggi che abbiamo menzionato: c’è la Casa di Cranach il Vecchio; c’è il Castello dei duchi; c’è la Casa di Goethe; c’è la Casa di Schiller; c’è la Chiesa di Herder con l’organo di Bach; c’è la Casa della duchessa Anna Amalia che ha acquistato nel 1774, dopo essere rimasta vedova, come propria dimora trasformandola in un Cenacolo letterario e artistico: oggi questa casa ospita il Museo Wieland; c’è il Museo della Scuola di musica di Liszt; c’è il museo del Bauhaus; c’è il Teatro nazionale e l’Albergo dell’Elefante…  Il simbolo della città di Weimar - suggerito da una poesia di Goethe - è una foglia: la foglia  di quale pianta?... 

Incuriositevi perché la curiosità stimola la mente a investire in intelligenza...

     Ma ora dobbiamo tornare sui nostri passi perché abbiamo lasciato in sospeso alcune questioni di cui ci dobbiamo occupare, e quindi riprendiamo il nostro itinerario da quando, il 7 novembre 1775,  Goethe, ventiseienne e già celebre, decide di stabilirsi a Weimar.

     Quando Goethe, ventiseienne, decide di stabilirsi a Weimar, il 7 novembre 1775, è già celebre perché il suo romanzo I dolori del giovane Werther è il libro di maggior successo in Europa. Goethe, insieme a Wieland, si dedica con impegno all’educazione di Carlo Augusto, che ha appena assunto il governo del ducato di Sassonia-Weimar, e, lasciando per il momento da parte l’ispirazione poetica, si applica con sollecitudine, a fianco del giovane duca, nelle attività istituzionali: a Goethe, dapprima, viene affidato il ministero dell’Istruzione, poi la direzione del Teatro di corte che diventa teatro cittadino e la presidenza della Commissione per la pace e per i lavori pubblici, in seguito si occupa del ministero delle finanze e, infine, assume la carica di primo ministro. Goethe però, oltre all’impegno politico, ha sempre sentito il bisogno di dedicarsi anche alla ricerca scientifica e di applicarsi nello studio della Natura approfondendo le discipline della botanica, della biologia e della geologia, e questo suo significativo impegno in campo naturalistico e scientifico viene spesso sottovalutato. Goethe sente il bisogno [così ha scritto] di vivere e di pensare in maniera universale: vuole sfruttare al massimo tutte le possibilità che l’essere umano ha davanti a sé. Il tipo di intellettuale [che poi è stato definito “romantico”] che Goethe vuole rappresentare non è solo un individuo che desidera semplicemente “provare delle sensazioni e appagarsi col sentimento”, ma è una persona che vuole contemplare accuratamente i fenomeni naturali ed esaminare diligentemente gli oggetti culturali con cui viene a contatto e, di conseguenza, vuole analizzare con molta attenzione i propri sentimenti. Il tipo di intellettuale [poi definito “romantico”] che Goethe, Schiller, Herder e Wieland rappresentano non è, quindi, una persona travolta dai sentimenti, ma una persona che ragiona e riflette sul valore del sentimento, come facoltà che favorisce la conoscenza e l’apprendimento. Goethe dice di muoversi con calma ma non è mai fermo: l’azione ponderata e la fattiva operosità caratterizzano la sua vita e vuole essere una persona che si misura con ogni esperienza effettuabile [misurando i rischi e i pericoli] per cercare di superare il più possibile la limitatezza umana: questa idea cercherà di esprimerla, in modo poetico, nell’opera intitolata Faust, alla quale continua a lavorare poco per volta per tutta la vita, e della quale ci occuperemo a suo tempo.

     Precedentemente abbiamo detto che la presenza di Goethe a Weimar è stata sollecitata nel 1774 da Wieland e, ora, è venuto il momento di domandarci: chi è Christoph Martin Wieland?  Sappiamo che, rimasta vedova giovanissima, Anna Amalia di Sassonia-Weimar prende su di sé la responsabilità del governo del piccolo ducato e si cura soprattutto della formazione colturale e dell’educazione intellettuale dei suoi due figli; in particolare, vuole preparare il primogenito, Carlo Augusto, ad assumere degnamente la guida di quel piccolo Stato e [come abbiamo detto] chiama a corte, come precettore del figlio, Christoph Martin Wieland: professore di filosofia, scrittore e poeta il quale svolge da tempo il lavoro di precettore.

     Perché la duchessa Anna Amalia invita proprio Wieland alla corte di Weimar a occuparsi dell’educazione dei figli? Anche [si suppone] per un motivo di simpatia [si allude al fatto che la duchessa e il precettore abbiano coltivato una relazione affettiva, anche se lui dal 1765 è - e lo sarà per tutta la vita - felicemente sposato con una donna definita da lui stesso “bella, buona e amabile”], ma le ragioni della scelta di Wieland da parte della duchessa Anna Amalia stanno in quello che lui ha prodotto sul piano intellettuale, anche se Wieland ha avuto molti critici che hanno tentato ingiustamente di screditarlo perché le sue opere, di impronta pedagogica, hanno avuto vasto successo popolare per la loro leggibilità.

     Christoph Martin Wieland [1733-1813] è nato ad Achstetten una piccola cittadina [oggi di 5200 abitanti circa] situata in campagna nella regione del Baden-Wüttemberg.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Con una guida della Germania e navigando in rete – dove trovate una serie di immagini esplicative - fate una visita ad Achstetten, incuriositevi...

     Wieland, che è figlio di un pastore evangelico e di una madre molto devota, cresce e viene educato come Kant nella tradizione pietista, la corrente più intransigente del movimento protestante: da ragazzo coltiva un pensiero mistico-religioso di carattere teosofico in chiave neoplatonica [nella filosofia neoplatonica la teosofia indica la sapienza divina alla quale si accede con una vita ascetica, e Wieland, in questo momento della sua vita, progetta anche di comporre grandi poemi epici di ispirazione biblica]. A 14 anni viene ammesso nel rinomato collegio di Kloster Berge a Magdeburgo [in rete trovate delle immagini di questo Istituto, incuriositevi...] dove il giovane Wieland si appassiona allo studio della Letteratura greca, latina, francese, inglese, italiana e poi - lui che veniva dalla campagna - ha la possibilità di sperimentare come si vive in una grande città, Magdeburgo, prendendo visione con grande interesse, durante la libera uscita dal collegio, dei suoi notevoli monumenti.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Con una guida della Germania e navigando in rete fate visita a Magdeburgo, il capoluogo della regione Sassonia-Anhalt, di circa 240 mila abitanti e situato sul fiume Elba, il cui bacino fluviale è il quarto più grande d’Europa... Magdeburgo è una città [citata per la prima volta in un documento di età carolingia nell’anno 805, e il suo nome significa “il borgo della Vergine”] famosa per il suo patrimonio storico e artistico e per essere stata la sede imperiale del Sacro Romano Impero durante il regno di Ottone I di Sassonia [912-973] sepolto nella Cattedrale di Magdeburgo accanto alla prima moglie Edith [morta nel 946]…  Il cosiddetto Cavaliere di Magdeburgo è un oggetto artistico molto interessante: fate una piccola ricerca in proposito visitando i molti monumenti della città [anche le realizzazioni architettoniche recenti]: incuriositevi come si è incuriosito il giovane studente Wieland a suo tempo dal 1747-1751... 

     Dopo aver ottenuto il diploma nel rinomato collegio di Kloster Berge, Wieland a diciassette anni lascia Magdeburgo.

     Wieland, dopo essersi diplomato a pieni voti a Magdeburgo, va a Biberach [Biberach an der Riß] a trovare i suoi genitori che sono tornati ad abitare in questa cittadina dell’Alta Svevia di cui erano originari. A Biberach conosce una ragazza ventenne e s’innamora di lei corrisposto; però, questa fanciulla, che si chiama Sophie [1730-1807, figlia del medico Georg Gutermann e della signora Barbara Unold], nel 1754, nonostante la relazione con Wieland,] decide di sposare Georg von La Roche [1720-1775, figlio illegittimo della ballerina Catharina La Roche e del conte Friedrich von Stadion-Warthausen]  e si trasferisce col marito vicino a Coblenza in riva al Reno aprendo in casa propria un famoso salotto letterario, che col tempo frequenterà anche Wieland. Sophie La Roche [e questo è il nome con cui è conosciuta] ha un posto nella Storia della Letteratura perché nel 1771 [dapprima in forma anonima] dà alle stampe un romanzo epistolare intitolato Storia della signorina von Sternheim che riscuote un grande successo tra i giovani Stürmer tedeschi e Sentimentalisti russi, e anche Goethe ha scritto di aver tratto ispirazione da quest’opera per comporre il Werther.

     Il giovane Wieland scrive che l’aver vissuto questa intensa relazione amorosa [dapprima ci è rimasto un po’ male per la sua fine] gli ha permesso di mettere alla prova positivamente il suo apparato sentimentale fino a farsene una ragione mentre si era già trasferito a Tubinga per continuare gli studi.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Con una guida della Germania e navigando in rete fate visita a Biberach an der Riß [oggi ha circa 34mila abitanti] dove su una piazza c’è un monumento chiamato “L’asino di Biberach”, informatevi sul suo significato che è inerente a ciò che stiamo studiando, incuriositevi...

     Wieland frequenta l’Università di Tubinga, si laurea in Giurisprudenza e aderisce alle idee dell’Illuminismo occupandosi di letteratura, di filosofia e di poesia, e il suo modo di pensare diventa laico con un accento di carattere politico e anche un po’ libertino, nel senso di anti-conformista. Wieland di lavoro fa il precettore ed esercita in diverse città svizzere [Zurigo, Berna] e tedesche dimostrandosi un esperto educatore e sostenitore dell’idea che, per imparare ad imparare, è necessario anche divertirsi, provare gusto per il sapere, e le sue opere sono tutte in chiave pedagogica orientate in questa direzione. La prima opera significativa di Wieland che lo fa conoscere negli ambienti culturali europei è un curioso romanzo scritto nel 1764 che s’intitola Vittoria della Natura sulla Fantasia, ossia Le avventure di Don Sylvio di Rosalva.

     Nel testo di quest’opera per Natura s’intende la realtà dei sentimenti e per Fantasia s’intende la fuga dalla realtà. Wieland con questo romanzo [che può essere definito di carattere filosofico] vuole insegnare raccontando. Narra che Don Pedro di Rosalva, un nobile rimasto vedovo, prima di morire, affida il figlioletto Sylvio alla sorella Donna Mencia, e questa zia educa il fanciullo alla lettura dei Libri cavallereschi - un genere letterario fantastico da cui lei è fortemente attratta - e Sylvio s’imbeve di queste letture ricche di storie che fanno crescere a dismisura la sua fantasia e, quindi, l’immaginazione diventa in lui sempre più invadente tanto che comincia a confondere la realtà con la fantasia e la tangibilità con il sogno. Wieland, per scrivere questo romanzo, ha preso spunto dal Don Chisciotte [1605 e 1615] di Cervantes e anche le avventure vissute da Sylvio sono straordinarie, esaltanti e comiche.

     Nel testo di questo romanzo emergono le idee e l’ironia di stampo illuminista con la quale Wieland vuole smascherare il mondo dell’immaginario, i giochi della fantasia e le seduzioni del sogno facendo recuperare a Sylvio, attraverso le esperienze che fa, in particolare l’esperienza amorosa, il senso della realtà e della vita concreta. Questo romanzo oggi risulta essere un’opera dimenticata nonostante presenti un tema di grande attualità in quanto mette in guardia dal pericolo dell’invadenza del mondo virtuale sul mondo reale e sul fatto che una cosa è l’individualistico gioco della Fantasia il quale, se assorbe tutta l’esistenza della persona, diventa pericoloso e produce incapacità comunicativa, mentre altra cosa è quando la persona utilizza l’immaginario nella giusta misura per educare i propri sentimenti che devono essere condivisi con le altre persone in società con la fantasia permeata di ironia.

     Wieland vuole educare la persona a governare l’esperienza onirica [fantastica, immaginaria, irreale, illusoria] perché nel processo di apprendimento è necessario anche l’apporto della fantasia ma, siccome la persona non può perdere il controllo su ciò che è tangibile, è fondamentale che la fantasia sia sorvegliata dall’ironia [dal senso ironico] in modo che si crei un giusto equilibrio tra il sogno e la realtà, tra la vita materiale e la vita dello Spirito. Il romanzo Vittoria della Natura sulla Fantasia viene letto e apprezzato dalla duchessa Anna Amalia che desidera conoscere Wieland.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

C’è un Libro - letto nella vostra infanzia o anche di recente - che ha stimolato particolarmente la vostra fantasia?... 

Scrivete quattro righe in proposito...

     Poi Wieland compone un’altra opera dotata di originalità. Nel 1766 Wieland consolida la sua fama di scrittore con la pubblicazione di un romanzo intitolato Storia di Agatone che viene considerato il primo “romanzo di formazione” moderno della Storia della Letteratura. L’età romantica [come sappiamo] ha dato un grande impulso al genere letterario della poesia in tutte le sue forme ma dobbiamo a questa età anche la creazione di uno dei più significativi generi letterari dell’età contemporanea: il romanzo di formazione.

     Il romanzo filosofico intitolato Storia di Agatone narra, scrive Wieland, «lo sviluppo di un’anima, cioè la progressiva maturazione intellettuale e spirituale del protagonista» e, quindi, Wieland, con il pretesto di narrare una storia, delinea un itinerario formativo [educativo]. Il personaggio di Agatone, nell’opera di Wieland, è un soggetto umano che, da prima, possiede una visione fantasiosa, soggettiva, misticheggiante e dionisiaca della realtà e poi, gradualmente, matura una concezione razionale del mondo che lo porta a impegnarsi per migliorare qualitativamente la società in cui vive. Wieland, ben preparato in Letteratura classica greca e latina, nel dare il nome al protagonista del suo romanzo, Agatone, che in greco significa “il Buono”, si rifà ai Dialoghi di Platone, opere di cui ci siamo occupate e occupati più volte in vari contesti in questi anni.

     Ora, in ragione della scelta di Wieland - per conoscere, per capire e per applicarci - dobbiamo fare un preambolo in proposito: il personaggio di Agatone compare nel dialogo intitolato Simposio, e il simposio è in greco “una cena” [un incontro conviviale] che si svolge in casa di Agatone alla quale sono presenti Socrate e Aristodemo [«Aristodemo incontra Socrate tutto ripulito», si legge nell’incipit del dialogo] e poi sono invitati anche Aristofane, Pausania, Alcibiade e Diotima. Il Simposio è il famoso dialogo sul tema dell’Amore [sull’Eros] e i dialoganti discutono su una serie di questioni fondamentali: l’Eros è un dio [un ente divino] o è un dèmone [un genio ispiratore] oppure è un demonio [uno spirito maligno]? E quali sono gli aspetti positivi [paradisiaci] e quelli negativi [infernali] che giocano un ruolo nell’esplicitarsi di quel complesso fenomeno che è l’Amore [l’Eros]? Si evidenzia nel dialogo il concetto di [Eros bròmion, fremente] Amor platonico [che non corrisponde a “una relazione senza rapporti carnali” che erroneamente è stata attribuita a questa espressione]: nel testo del Simposio si spiega che l’Amor platonico [l’Eros fremente] è lo slancio verso la Conoscenza, verso la luce proveniente dall’idea del Bene. Ma chi è in realtà Agatone che Platone utilizza come personaggio nel Simposio e del quale Wieland usa il nome per caratterizzare il protagonista nel suo romanzo formativo? Agatone - il personaggio che Platone utilizza nel testo del Simposio - è uno autore tragico greco, nato ad Atene intorno al 447 a.C., che ha rinnovato il modo di fare teatro miscelando il genere della Tragedia con quello della Commedia; delle opere di Agatone ci sono pervenuti solo pochi frammenti e si sa che ha vinto, ancor giovane nel 416 a.C., un famoso concorso tra scrittori tragici: che fosse famoso ai suoi tempi è dimostrato non solo da come lo tratta Platone, ma anche da come ne parla Aristotele che lo cita più volte nel testo della Poetica, e anche da come lo considera Aristofane che lo rappresenta in due sue Commedie. Platone nel Simposio ci ricorda che «Agatone ha studiato alla Scuola di Gorgia da Lentini [uno dei Sofisti] dove ha imparato lo stile della declamazione.». Agatone ha vissuto ad Atene ma poi si è trasferito in Macedonia presso la corte del re Archelao, e lì è morto alla fine del V secolo.

     Ebbene, Wieland sceglie di dare il nome di Agatone al protagonista del suo romanzo di formazione perché intende tener conto dello spessore letterario che questo nome ha in virtù dell’autorità di Platone e con questa scelta si capisce in quale direzione vuole portare la lettrice e il lettore: verso il territorio più rappresentativo della coltura umanistica perché, in campo educativo [ritiene Wieland], non si può prescindere dalla coltura umanistica. E questo è il primo dei motivi per cui la duchessa Anna Amalia - dopo aver letto le opere di Wieland - lo assume come educatore dei suoi figli. Il testo di Storia di Agatone è molto intrigante: trasporta chi legge nell’età della piena fioritura della civiltà greca, in un ambiente colto e raffinato: in età romantica emerge il sentimento della nostalgia dell’antica Grecia e l’opera che mette meglio in evidenza questo aspetto è Iperione di Friedrich Hölderlin della quale avremo modo di parlare ancora.

     Wieland, nello scrivere il suo romanzo, s’immedesima nella figura di Agatone con accenti autobiografici [il tirocinio di formazione lo misura su se stesso come ogni persona dovrebbe fare] e cerca di trasformarsi in scrittore classico, si sforza di rivisitare il paesaggio della Grecia antica e di introdursi nel territorio dei modelli della Tragedia [ed è piuttosto preparato in proposito per cui gli riesce bene]. Wieland apre il suo romanzo con un antefatto in cui per presentare le origini del protagonista lo fa perdere in un bosco dove si sta svolgendo un rito orfico e, alla luce di questa scena, narra che il suo Agatone è nato a Corinto da un rapporto clandestino tra un signore nobile e ricco e una bellissima fanciulla di condizioni modeste ma fornita di molte virtù. Il padre di Agatone, per opportunità, deve celare la sua relazione ma provvede a mantenere il figlio e ne segue di nascosto la crescita finché, all’età di cinque anni, lo affida ai sacerdoti del Tempio di Delfi perché abbia un’educazione adeguata. Agatone a Delfi viene iniziato ai misteri orfici, al culto di Dioniso, e attraversa un periodo di esaltazione mistica che corrisponde, nella vita di Wieland, al periodo pietista. Ma Agatone, maturando, cerca chiarezza e, dapprima, frequenta la Scuola pitagorica e poi passa alla Scuola [all’Accademia] platonica.

     Wieland per proporre un itinerario di formazione con intento didattico utilizza il genere del romanzo allo scopo di tenere desta l’attenzione della persona che legge perché questo genere letterario [che si va formando] è congegnato in modo che l’autore possa alternare la spiegazione delle teorie filosofiche [orfiche, pitagoriche, platoniche] con la narrazione di fatti avventurosi che esemplificano concretamente queste teorie per renderle meglio assimilabili dall’intelletto della persona in formazione. Così per esempio si viene a sapere che la sacerdotessa Pizia, a Delfi, seduce in modo sensuale il giovane Agatone, mentre lui si sente attratto da un amore di carattere sentimentale verso una fanciulla di nome Psiche, anche lei ospite nel tempio di Delfi, che ricorda molto la figura di Sophie La Roche, la prima fidanzatina di Wieland che ha preferito sposare un altro. Psiche è una fanciulla che è stata affidata alle cure della sacerdotessa Pizia la quale, quando scopre il sentimento di Agatone nei suoi confronti, prova un’insana gelosia e la scaccia in malo modo dal Tempio, e allora Agatone decide di fuggire in cerca di lei, e qui termina l’antefatto. Agatone, in fuga per cercare Psiche, si perde in un bosco [e lì lo s’incontra all’inizio del racconto] dove si sta svolgendo un rito orfico e siccome lui è esperto nel culto di Dioniso si mescola senza difficoltà alle baccanti e ai satiri, ma ad un tratto arrivano i pirati che rapiscono tutte e tutti i partecipanti alla cerimonia e li caricano su una nave dove Agatone incontra anche Psiche che era già stata fatta prigioniera: è, il loro, un incontro breve e patetico, poi i due vengono separati e venduti al mercato di Smirne. Agatone viene acquistato dal celebre sofista Ippia e, quindi, per sua fortuna, finisce a servizio in una Scuola dove può continuare il percorso della sua formazione: ha cominciato con la coltura dionisiaca per poi passare a quella pitagorica e platonica e ora impara la sofistica: Wieland, con questo metodo, mette a disposizione della persona che legge un itinerario ricco di seduzioni intellettuali.

     Dalla Scuola di Ippia, l’autore dà inizio alla narrazione di tutta una serie di avventure imbastendo un racconto corredato da molte riflessioni filosofiche, e i personaggi che Agatone incontra [belle donne, colte e affascinanti, e uomini altrettanto ricchi di personalità e di coltura] hanno tutti qualcosa da insegnare e non solo a lui ma, soprattutto, alle persone che leggono il romanzo che [per quanto riguarda il contenuto] affronta grandi temi: la questione della libertà, quella della giustizia, quella dell’uguaglianza, quella della bellezza, quella dell’amore sensuale e di quello sentimentale e quella dell’amore erotico [l’Eros fremente] che, secondo l’insegnamento di Platone [nel Simposio in casa di Agatone], è la tensione verso la Conoscenza e verso l’idea del Bene.

     La parte finale del romanzo contiene il testo di un dialogo tra Agatone e Archita [nome che in greco significa “Colui che riflette sul principio, che disserta sull’origine delle cose”] in cui Wieland tira le conclusioni del suo racconto. Anche il nome di Archita, dell’interlocutore di Agatone, rimanda metaforicamente a un illustre personaggio del mondo classico: Archita di Taranto [428-360 a.C.] è un pitagorico, colui che ha fondato la disciplina della meccanica, e che ha codificato la musica su basi matematiche, e che ha costruito una colomba meccanica che volava.

     Il dialogo finale tra Agatone e Archita nel romanzo di Wieland riassume e inquadra l’itinerario di formazione e di evoluzione di un’anima, l’anima di una persona dotata di maturità. Archita insegna ad Agatone a non ignorare la natura animale dell’essere umano per poterla padroneggiare mediante lo spirito e la ragione, e poi gli insegna che non bisogna chiudere gli occhi davanti alla Natura per poter cogliere in essa il sentimento che la governa in quanto “la Natura è lo specchio dell’anima”, e poi gli insegna che la poesia è il genere letterario migliore per avvicinarsi con lo spirito giusto alla conoscenza della realtà esteriore ed interiore. Wieland, con spirito pedagogico, fa tessere ad Archita l’elogio dei modelli poetici contenuti nei testi dell’Iliade e nell’Odissea perché vuole perseguire l’intento didattico di invogliare la persona che legge a cimentarsi nella scrittura poetica senza pensare di dovere e di potere raggiungere le vette eccelse dell’Arte ma con l’obiettivo di dare forma a un pensiero che, pur semplice, nasconde sempre, in quanto esercizio intellettuale, qualcosa di sublime che implementa la facoltà dell’apprendimento. Secondo Wieland un programma educativo deve tendere a far sì che la persona  sappia sempre trovare un equilibrio tra la ragione e il sentimento, e deve tendere a far sì che la ragione serva per moderare ogni eccesso sia di temperamento mistico, che di carattere scientifico che di indole sensuale.

     Storia di Agatone è stato considerato il primo romanzo di formazione perché non racconta le vicende esteriori del protagonista, l’avventura della sua vita - questo è un aspetto che fa solo da contorno - ma narra la storia dell’evoluzione del suo intelletto, della sua anima e della maturazione dei suoi sentimenti per cui nasce un genere che sarà, di qui in avanti, molto imitato. E la duchessa Anna Amalia vorrebbe che i suoi figli crescessero, sotto la guida di Wieland, come degli Agatoni e vorrebbe che diventassero degli Agatoni tutte e tutti gli ospiti del suo cenacolo [La corte delle Muse di Weimar].

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Con una guida della Germania e navigando in rete fate una visita al piccolo Castello di Tiefurt, residenza estiva della duchessa Anna Amalia, e nella galleria delle immagini potete intercettare il dipinto a olio del 1860 opera di Theobald von Oer de La corte delle Muse di Weimar ... Nel gruppo di persone rappresentato al centro in piedi c’è Schiller che legge, a sinistra c’è Herder [il secondo seduto], a destra c’è Goethe [in piedi davanti a una colonna del Tempietto] e al centro [seduto accanto alla duchessa Anna Amalia in atteggiamento tenero] c’è Wieland...  Incuriositevi che la curiosità stimola la mente a investire in intelligenza...

     E Wieland, per svolgere nel migliore dei modi il suo lavoro di precettore, continua a produrre. Christoph Martin Wieland nel 1772 [nell’anno del suo arrivo a Weimar] per svolgere ancor meglio il suo compito di precettore dei figli della duchessa Anna Amalia compone un altro importante romanzo politico-filosofico intitolato Lo specchio d’oro, un’opera scritta sullo stile di Mille e una notte. Il personaggio principale di questo romanzo si chiama Tifan, il quale viene educato, in sordina, da un vecchio saggio filosofo che lo fa diventare un principe modello. In quest’opera Wieland delinea un modello ideale di governante, di buon servitore delle Istituzioni. Un buon servitore delle Istituzioni [scrive Wieland] non è quello che compie grandi gesta, ma deve essere una persona che - utilizzando un saggio criterio di valutazione - sa riconoscere ciò che serve per il bene dello Stato in modo da creare una ricaduta positiva sulla qualità della vita delle cittadine e dei cittadini. Un buon servitore delle Istituzioni [scrive Wieland] agisce in modo da favorire il varo di una buona legislazione nell’ambito dei diritti e dei doveri di ogni cittadina e di ogni cittadino e, di conseguenza, un buon servitore delle Istituzioni non può essere tentato di accampare privilegi legislativi. Un buon servitore delle Istituzioni [scrive Wieland], se è chiamato ad amministrare il bene comune, deve tenere ben distinto il proprio patrimonio privato dall’erario statale pubblico per evitare [scrive Wieland con ironia] di confondersi compiendo errori di gestione. Un buon servitore delle Istituzioni [scrive Wieland] deve sempre fare in modo che venga garantita la libertà religiosa, e che non si usi la religione e la superstizione per fini di potere. Un buon servitore delle Istituzioni [scrive Wieland] deve impegnarsi per favorire la crescita, nel suo Stato, di un efficiente sistema educativo per contrastare i danni che produce l’ignoranza.

     Wieland, nel testo di questa sua opera, auspica l’avvento di una stagione di rinnovamento sociale, politico, istituzionale, e delinea bene con la sua scrittura di carattere educativo [da precettore dei futuri governanti] un’altra caratterista fondamentale del pensiero del Romanticismo: l’impegno politico per le riforme.

     Weimar, nella seconda metà del ‘700, diventa un significativo laboratorio politico dove Goethe, Herder e Wieland con le loro opere si propongono di sperimentare.

REPERTORIO E TRAMA … per dieci minuti al giorno di lettura e di scrittura:

Secondo voi “una riforma" quale situazione deve produrre: un cambiamento, una correzione, una modifica, una revisione, una innovazione, un rinnovamento, un miglioramento, una trasformazione?… 

Scrivete quattro righe in proposito...

     E ora per concludere leggiamo una pagina da Storia di Agatone. Abbiamo detto che Archita insegna ad Agatone che la poesia è il genere letterario necessario per avvicinarsi, con lo spirito giusto, alla conoscenza della realtà esteriore ed interiore, e Archita tesse l’elogio dei modelli poetici contenuti nell’Iliade e nell’Odissea per invitare ogni persona a cimentarsi nella scrittura poetica che crea un incantamento in chi ascolta.

Christoph Martin Wieland,  Storia di Agatone

È essenziale a ogni arte rifarsi alla sua sorgente prima e originaria. Per chi studia la saggezza greca questa sorgente è nell’antica Scuola della tradizione omerica: una sorgente inesauribile di poesia suscettibile d’ogni forma, un potente fiume di immagini dove un’onda di vita si rompe risuonando sull’altra, un mare placido nel quale si specchiano concordi l’opulenza della terra e lo splendore del cielo. Come i sapienti cercano nell’acqua il principio della Natura, così la poesia più antica appare in forma fluida, e intorno a due punti centrali diversi si raccolse la massa della leggenda e del canto: intorno a una grande impresa collettiva, a un tumulto di forza e di discordia, e intorno al ritratto della più scaltra saggezza che vince l’ostacolato ritorno. Attraverso questa originaria divisione fu preparato e formato ciò che noi chiamiamo Iliade e Odissea. Nel manifestarsi della poesia omerica vediamo il sorgere di ogni poesia anche se le radici si sottraggono alla vista, e i fiori e i rami della pianta sembrano spuntare, pur belli, su dalla notte dell’antichità. Questo caos dalle forme così attraenti è il nucleo partendo dal quale si organizzò il mondo della poesia più antica, e non si può affatto intendere qualcosa della poesia riguardandola esternamente, essa non ha bisogno di oggetti e di mani per creare. L’occhio e l’orecchio non la intendono perché la sola armonia delle parole non è l’unico effetto di quest’arte misteriosa. Tutto in lei è interno ed è a disposizione di ogni anima per cui la persona che si dedica a scrivere la poesia riempie l’interno santuario dell’anima sua di pensieri nuovi, mirabili, gradevoli e sublimi. La persona che compone poesie sa suscitare in chi ascolta quelle forze segrete e fanno scoprire, colle parole, un mondo meraviglioso che prima ci era ignoto. Le parole generate dalla penna della persona che scrive poesie esercitano una potenza magica, e le parole non sono più segni comuni ma ci appaiono come fossero tuoni melodiosi e creano un incantamento in chi ascolta affascinato, l’incantamento poetico, fonte di Conoscenza. …

     Wieland ha scritto ancora una serie di opere importanti che non possiamo fare a meno di conoscere cominciando da una rivista che fondata nel 1773 assume un ruolo rilevante nella coltura europea. La nostra visita a Weimar non è ancora conclusa, a Weimar: Wieland scrive, Goethe medita la sua fuga in Italia, Herder predica l’Avvento nella chiesa di San Pietro e Paolo e Schiller sta per arrivare e, quindi, c’è abbastanza materiale anche se, partendo da Weimar, dovremo fare un viaggio verso Nord: perché dobbiamo entrare in contatto con il cosiddetto estremo Nord? Risponderemo a questa domanda quando ci ritroveremo: mercoledì 8, giovedì 9 e venerdì 10 gennaio.

     Siamo a Natale, e il significato di questa festività sta nella parola stessa: il verbo “nascere” rimanda all’atto del prendersi cura e del dispensare accoglienza e, secondo l’etimologia, quindi, a Natale ogni persona dovrebbe essere buona, Agathon: e sappiamo che la bontà della natura umana di per sé “istintiva” dipende dalla volontà e dall’educazione!

     Ed è sulla scia di questa affermazione, nella quale si concentra l’essenza del Natale, che il nostro viaggio continua, e per questo, anche nel prossimo anno, la Scuola è qui per garantire alle cittadine e ai cittadini di questo territorio il diritto all’Apprendimento permanente!

     E ora per concludere - visto che la bontà della natura umana è condizionata anche dallo studio perché lo studio è cura per il corpo, per l’intelletto e per lo spirito - auspico [per il 41° anno] che possa scendere su di noi l’augurio di un buon Natale di studio!

 

 

 

 

Lezione del: 
Venerdì, Dicembre 13, 2024